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726 Orazio Cancila
solitamente non coglie né riesce neppure a immaginare; non tutti i dati
che si raccolgono nel corso della ricerca debbono o possono essere poi
necessariamente utilizzati al momento della elaborazione del testo.
Anzi è bene che non lo siano.
Durante gli ultimi anni della permanenza trapanese di Giuffrida, è
avvenuto il nostro secondo incontro, destinato ad avere un seguito im-
portantissimo nella mia attività di studioso. Mi ero trasferito a Trapani
nel secondo semestre del 1964 come docente di lettere nelle scuole
medie. Mi preparavo per i concorsi a cattedre nelle scuole superiori,
che allora si svolgevano a Roma, ma avevo molto tempo libero, anche
perché, sconosciuto com’ero, nessuno in quattro anni mi passò mai
una lezione privata. Contattai Gaetano Falzone, che conoscevo dagli
anni dell’Università e gli chiesi di indirizzarmi nella ricerca storica. Fu
Falzone a segnalarmi a Gianni Di Stefano, amministratore della Bi-
blioteca Fardelliana e presidente della locale sezione dell’Istituto di
Storia del Risorgimento, e a Romualdo Giuffrida. Mi accolsero con
molta simpatia e io considero decisivi nella mia formazione di storico
gli anni trascorsi sia nella Biblioteca Fardelliana, che aveva allora lo-
cali fatiscenti ma un personale dalla disponibilità impareggiabile, che
raramente ho trovato poi in analoghe istituzioni; sia nella bella sala di
studio dell’Archivio di Stato, della quale ero spessissimo l’unico
utente. La fiducia di Giuffrida e del poco personale dell’Archivio mi
consentiva di fermarmi a lavorare ben oltre l’orario d’ufficio e di re-
carmi personalmente nei depositi alla ricerca dei faldoni che potessero
interessarmi, spesso collocati alla rinfusa. Ho avuto così la possibilità
di conoscere la struttura di un archivio di Stato: conoscenza che mi è
stata poi utilissima qualche anno dopo per orientarmi nel ben più
complesso archivio palermitano.
Intanto settimanalmente incontravo Giuffrida e lo mettevo al cor-
rente dell’andamento delle mie ricerche, che lui seguiva con molto in-
teresse e sempre maggiore apprezzamento, al punto da consigliarmi di
tentare il concorso negli archivi. Mi spaventò il programma richiesto,
che prevedeva anche la conoscenza del diritto amministrativo e della
storia del diritto italiano, ossia materie per me sconosciute, per la cui
preparazione avrei dovuto interrompere le ricerche, che ormai mi ap-
passionavano, e lo studio per il concorso a cattedra nelle superiori,
che costituiva allora la mia massima aspirazione. Mi dispiaceva inoltre
abbandonare la carriera di insegnante, attività nella quale mi sentivo
pienamente realizzato e, se me lo consentite, anche apprezzato. E fu
così che non diventai archivista. Giuffrida non se la prese e continuò
a volermi bene, e così pure Carmelo Trasselli, che avevo avuto modo
di avvicinare e che da allora costituì sempre per me un punto di rife-
rimento costante e determinante. E poiché Trasselli aveva presentato
a Fanfani per la pubblicazione su «Economia e storia» i miei primi saggi
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)