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                solitamente non coglie né riesce neppure a immaginare; non tutti i dati
                che si raccolgono nel corso della ricerca debbono o possono essere poi
                necessariamente  utilizzati  al  momento  della  elaborazione  del  testo.
                Anzi è bene che non lo siano.
                   Durante gli ultimi anni della permanenza trapanese di Giuffrida, è
                avvenuto il nostro secondo incontro, destinato ad avere un seguito im-
                portantissimo nella mia attività di studioso. Mi ero trasferito a Trapani
                nel secondo semestre del 1964 come docente di lettere nelle scuole
                medie. Mi preparavo per i concorsi a cattedre nelle scuole superiori,
                che allora si svolgevano a Roma, ma avevo molto tempo libero, anche
                perché, sconosciuto com’ero, nessuno in quattro anni mi passò mai
                una lezione privata. Contattai Gaetano Falzone, che conoscevo dagli
                anni dell’Università e gli chiesi di indirizzarmi nella ricerca storica. Fu
                Falzone a segnalarmi a Gianni Di Stefano, amministratore della Bi-
                blioteca  Fardelliana  e  presidente  della  locale  sezione  dell’Istituto  di
                Storia  del  Risorgimento,  e  a  Romualdo  Giuffrida.  Mi  accolsero  con
                molta simpatia e io considero decisivi nella mia formazione di storico
                gli anni trascorsi sia nella Biblioteca Fardelliana, che aveva allora lo-
                cali fatiscenti ma un personale dalla disponibilità impareggiabile, che
                raramente ho trovato poi in analoghe istituzioni; sia nella bella sala di
                studio  dell’Archivio  di  Stato,  della  quale  ero  spessissimo  l’unico
                utente. La fiducia di Giuffrida e del poco personale dell’Archivio mi
                consentiva di fermarmi a lavorare ben oltre l’orario d’ufficio e di re-
                carmi personalmente nei depositi alla ricerca dei faldoni che potessero
                interessarmi, spesso collocati alla rinfusa. Ho avuto così la possibilità
                di conoscere la struttura di un archivio di Stato: conoscenza che mi è
                stata  poi  utilissima  qualche  anno  dopo  per  orientarmi  nel  ben  più
                complesso archivio palermitano.
                   Intanto settimanalmente incontravo Giuffrida e lo mettevo al cor-
                rente dell’andamento delle mie ricerche, che lui seguiva con molto in-
                teresse e sempre maggiore apprezzamento, al punto da consigliarmi di
                tentare il concorso negli archivi. Mi spaventò il programma richiesto,
                che prevedeva anche la conoscenza del diritto amministrativo e della
                storia del diritto italiano, ossia materie per me sconosciute, per la cui
                preparazione avrei dovuto interrompere le ricerche, che ormai mi ap-
                passionavano, e lo studio per il concorso a cattedra nelle superiori,
                che costituiva allora la mia massima aspirazione. Mi dispiaceva inoltre
                abbandonare la carriera di insegnante, attività nella quale mi sentivo
                pienamente realizzato e, se me lo consentite, anche apprezzato. E fu
                così che non diventai archivista. Giuffrida non se la prese e continuò
                a volermi bene, e così pure Carmelo Trasselli, che avevo avuto modo
                di avvicinare e che da allora costituì sempre per me un punto di rife-
                rimento costante e determinante. E poiché Trasselli aveva presentato
                a Fanfani per la pubblicazione su «Economia e storia» i miei primi saggi





                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Dicembre 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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