Page 22 - 1
P. 22

22                                                    Giorgio Del Zanna


                   A differenza dal passato, gli armeni presenti in Italia alla fine del
                primo conflitto mondiale si apprestavano a costruire il proprio futuro
                nella penisola, gettando le basi per la formazione di una comunità ar-
                mena italiana non più transitoria ma stabile che avrebbe assunto nel
                tempo un profilo sempre più definito e istituzionalizzato, pur restando
                collegata alla vasta diaspora armena, in un’ampia trama di relazioni
                transnazionali tra l’Europa, le Americhe, il mondo sovietico e il Medio
                Oriente. Figli del trauma prodotto dal genocidio nell’Impero ottomano,
                sradicati dal loro contesto di origine, i nuovi arrivati armeni furono
                spinti dalle circostanze – e i più piccoli dall’età – a integrarsi piena-
                mente nella società in cui risiedevano. A partire dalla metà degli anni
                Venti, la vita comunitaria degli armeni italiani andò così progressiva-
                mente  consolidandosi.  Milano  divenne  il  principale  centro  dove  si
                strutturò un primo importante nucleo di armeni: la presenza di alcune
                famiglie già inserite nel tessuto economico e sociale e di un significa-
                tivo gruppo di studenti universitari, il carattere più stabile e la più
                intensa interazione tra gli armeni e il contesto locale, rese il Comitato
                armeno milanese il punto di riferimento per tutti gli armeni italiani.
                   In  un’epoca  di  accese  passioni  nazionaliste,  destinate  ad  accen-
                tuarsi con l’avvento del fascismo, la sfida per gli armeni fu quella di
                guadagnarsi una patente di “italianità” che li mettesse al riparo da
                sospetti e accuse di scarsa lealtà nei confronti del paese che li aveva
                accolti. Ma per molti profughi armeni si trattava anche di uscire dalla
                penosa condizione di “apolidi”. La decisione dello Stato italiano di ri-
                conoscere nel 1927 il Comitato armeno di Milano quale ente autoriz-
                zato a certificare l’identità degli armeni presenti nella penisola, rap-
                presentò un importante riconoscimento, anche se tutto ciò non can-
                cellava la condizione di minoranza “ospite” priva di cittadinanza e di
                qualsiasi garanzia. Questo spiega la tendenza della comunità armena
                a cercare collaborazioni a più livelli con il regime fascista nell’intento
                di guadagnare una qualche forma di protezione che la potesse tutelare,
                in anni in cui sulle diverse minoranze nazionali presenti in Europa si
                addensavano crescenti attenzioni e discriminazioni. La presenza tra le
                fila del regime fascista di correnti che guardavano con interesse ai po-
                poli caucasici – considerati “ariani”– in funzione antisovietica, si saldò
                con le speranze di molti armeni che le ambizioni “orientali” dell’Italia
                potessero favorire il ricostituirsi di uno Stato armeno indipendente .
                                                                                  15


                   15  La pubblicazione nel 1939 da parte delle Edizioni HIM del libello Armeni ariani
                ebbe un ruolo importante nell’alimentare tale discorso. Sul dibattito relativo al carattere
                “ariano”  del  popolo  armeno  si  veda  E.  Ferri,  The  Armenian  Diaspora  in  Italy.  Rights
                Sought and Denied, “Oriente Moderno”, 95, 2015, pp. 290-293. Sulle ambizioni dell’Ita-
                lia fascista in Oriente si rimanda a R. De Felice, Il fascismo e l’Oriente. Arabi, Ebrei e
                Indiani nella politica di Mussolini, Il Mulino, Bologna, 1988.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   17   18   19   20   21   22   23   24   25   26   27