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Gli Armeni in Italia nella seconda metà del ‘900                  23


                    Tali aspirazioni, unite alla necessità di mostrarsi il più possibile filo-
                    italiani e al sentimento di gratitudine verso il paese che li aveva accolti,
                    contribuì alla sostanziale «adesione spirituale alla causa dell’Italia fa-
                    scista» dei residenti armeni, posizione che permise loro di non essere
                    considerati «nemici interni» al momento dell’ingresso dell’Italia nella
                    seconda guerra mondiale .
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                    Gli anni del consolidamento

                       La bufera della seconda guerra mondiale investì la diaspora armena
                    presente in Italia e ne ridisegnò i contorni a seguito dell’approdo nella
                    penisola  di  nuovi  profughi  armeni,  molti  dei  quali  erano  ex  soldati
                    dell’esercito sovietico fuggiti dai campi di prigionia tedeschi che giunti
                    in Italia trovarono sostegno e assistenza tra i connazionali . Negli anni
                                                                            17
                    dell’immediato dopoguerra, il Comitato armeno italiano fu perciò im-
                    pegnato in un’ampia opera umanitaria in favore dei profughi armeni
                    sia a livello locale sia sul piano internazionale, soprattutto in connes-
                    sione con l’attività di alcune grandi organizzazioni umanitarie che si
                    adoperavano, negli USA e nell’URSS, in favore della popolazione ar-
                    mena.  La  questione  dei  profughi  armeni,  dispersi  per  l’Europa,  era
                    complicata  dal  fatto  di  porsi  ormai  dentro  le  logiche  della  Guerra
                    Fredda, trasformando un problema di carattere umanitario in un nodo
                    dagli evidenti risvolti politici. Su entrambi i fronti – statunitense e so-
                    vietico – erano presenti forti motivazioni ideologiche che spingevano
                    per favorire rispettivamente l’immigrazione o il rimpatrio dei profughi
                    armeni nell’una o nell’altra parte. Nelle intenzioni degli americani am-
                    pliare la consistente diaspora armena statunitense significava raffor-
                    zare  un  polo  anti-sovietico  capace  eventualmente  di  interferire
                    dall’esterno nelle vicende interne sovietiche. Dal canto suo, il Cremlino
                    auspicava il rapido rientro dei profughi nella Repubblica armena so-
                    vietica, preoccupato che una prolungata permanenza in Occidente po-
                    tesse alimentare in essi sentimenti anti-sovietici.
                       Guardata dalla prospettiva della diaspora armena italiana, tuttavia,
                    la questione appariva più complessa e non completamente inquadra-
                    bile nello schema del conflitto bipolare che stava prendendo forma. Più
                    delle tendenze di carattere politico-ideologico, nella diaspora italiana
                    pesavano considerazioni riconducibili alla propria condizione di mino-


                       16  A. Manoukian, Presenza armena in Italia, cit., pp. 91-100.
                       17  Sulle migrazioni in Europa al termine della seconda guerra mondiale si veda P.
                    Gatrell, L’inquietudine dell’Europa. Come la migrazione ha rimodellato un continente, Ei-
                    naudi, Torino, 2020, pp. 46-113.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Aprile 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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