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                interesse da parte della recente storiografia . Renata Ago ha messo
                                                           61
                in evidenza come questi ci presentino una visione “statica” del pa-
                trimonio, ossia ci diano una visione di come esso si presenta al mo-
                mento della morte del soggetto . Inoltre, il limite intrinseco di que-
                                               62
                ste fonti sta nel fatto che ci dicono esattamente cosa si conserva,
                ma non come sia cominciato il rapporto tra quella persona ed i suoi
                beni  materiali.  L’autrice  fa  inoltre  una  distinzione  tra  “beni  del
                corpo” e “beni dello spirito”. Nella prima categoria rientrano gli ar-
                redi della casa e gli indumenti, mentre la seconda comprende qua-
                dri,  libri  e  oggetti  di  devozione,  questi  ultimi  presenti  in  grande
                quantità nelle case dei romani .
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                   Anche gli inventari solitamente sono stipulati davanti a un no-
                taio, generalmente dagli eredi o da colui che era incaricato di ese-
                guire le volontà testamentarie della persona defunta. L’inventario
                di Alonso de Ponte e di sua moglie è datato 23 febbraio 1595, quindi
                pochi mesi dopo la loro morte. Anche questo è stipulato da Andrés
                Catalán nominato «tutor y curador […] para las cosas de Roma to-
                cantes a sus hijas y herederos» . Per la sua ampiezza si presenta
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                come un inventario «de todos los bienes y hazienda, ropa y alhajas
                que por fin y muerte de la dicha s.ra doña Marina se hallaron en su
                casa y habitación» . Il notaio granadino Antonio Fernández de Or-
                                  65
                tega aveva il compito di consegnare l’inventario ad Andrés Catalán
                «para que el pueda disponer de dichos bienes y hazienda que que-
                daron en esta ciudad de Roma para administrar dichas menores y
                cumplir el funeral» . È probabile dunque che questi beni non fos-
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                sero destinati alla vendita o ad essere trasferiti in Spagna, ma re-
                stassero a Roma, consegnati temporaneamente ad Andrés Catalán,
                in attesa che le figlie di Alonso de Ponte raggiungessero la maggiore
                età per poterli amministrare liberamente. Spesso infatti il trasferi-
                mento dei beni poteva provocare diverse difficoltà, di natura preva-
                lentemente  giuridica,  come  recentemente  ha  messo  in  evidenza
                Alessandro Buono, analizzando le procedure per il trasferimento di
                beni a favore di luoghi pii situati in territori fuori dalla giurisdizione
                del monarca spagnolo. Attraverso l’esame di alcuni casi concreti,
                l’autore ha rimarcato la presenza di giurisdizioni concorrenti, che
                spesso rendevano queste procedure di successione particolarmente



                   61   D.  Roche,  Storia delle cose banali: la nascita del consumo in Occidente,  Roma,
                Editori riuniti, 2002; R. Ago, Il gusto delle cose. Una storia degli oggetti nella Roma del
                Seicento, Donzelli, Roma, 2006.
                   62  Ivi, pp. 44-45.
                   63  Ivi, p. 55.
                   64  Asc, Archivio Urbano, Sez. I, vol. 455, c. 66r.
                   65  Ibidem.
                   66  Ibidem.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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