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Alonso De Ponte, agente e procuratore spagnolo a Roma alla fine del sec. XVI 407
Ponte come procuratore a Roma per portare avanti le loro cause fa
comunque supporre che si fosse instaurato un discreto rapporto di
fiducia. Oltre agli aspetti strettamente economici, il testamento di
Alonso de Ponte mette bene in luce le sue inquietudini religiose e le
sue ansie di salvezza, tipiche della società del tempo, che si esprimono
sia nella scelta del luogo di sepoltura, sia nella celebrazione di nume-
rose messe in suffragio.
Alcuni nomi, come ad esempio quello del suo esecutore testamen-
tario, ritornano spesso nel corso del documento. Altre invece sono le
informazioni che il testamento non ci fornisce, ma che sarebbero di
grande interesse per aggiungere ulteriori tasselli al profilo che in que-
sto contributo abbiamo cercato di tracciare, seppur a grandi linee. Non
abbiamo ad esempio notizie certe sulla sua formazione, avvenuta con
ogni probabilità in Spagna, così come non sappiamo quando avvenne
il suo trasferimento a Roma e quali furono i motivi che lo spinsero ad
intraprendere la sua carriera nella città del papa. È facile però imma-
ginare che questo sia dovuto alla sempre crescente presenza di spa-
gnoli a Roma, soprattutto nella seconda metà del Cinquecento, e al
fatto che questa città potesse offrire grandi possibilità di carriera. Il
fatto di essere sepolto nella chiesa di San Giacomo degli Spagnoli, se
da un lato rivela un profondo radicamento nel tessuto urbano della
città di Roma, dall’altro fa riferimento alla sua appartenenza alla “na-
zione spagnola” e alla città di Zamora, sua terra d’origine.
L’inventario a sua volta, che a differenza del testamento si presenta
come un elenco di oggetti e di scritture, offre informazioni di diversa
natura. È proprio attraverso gli oggetti e le carte che possiamo avere
uno spaccato della vita e dell’attività di Alonso de Ponte a Roma. Do-
veva essere infatti un’occupazione abbastanza redditizia, se pensiamo
alla presenza nella sua abitazione di numerosi oggetti preziosi, che
riflettono anche la sua appartenenza a un ceto medio. Su altri aspetti,
invece, i documenti tacciono. Sarebbe interessante, ad esempio, avere
maggiori informazioni soprattutto in merito alle numerose carte che
vengono via via elencate, che potrebbero aiutarci a comprendere me-
glio alcuni aspetti delle strategie di integrazione degli spagnoli nella
società romana del tempo. Un aspetto interessante è dato anche dal
luogo in cui, presumibilmente, si trovava la sua abitazione, e dove in
quegli anni vi era la più alta concentrazione di spagnoli. Basti pensare
che sia Alonso de Ponte, sia il notaio che stipulò il suo testamento, il
granadino Antonio Fernández de Ortega, vivevano e lavoravano nel
rione Campo Marzio.
Quella di Alonso de Ponte è solo una delle innumerevoli figure di
procuratori spagnoli che vissero e operarono a Roma nei secoli XVI e
XVII e su cui la ricerca è tuttora in corso. Ve ne furono senza dubbio
molte altre, il cui profilo andrebbe opportunamente ricostruito attra-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)