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                regionale; il puntello dei legami familiari come telaio di fondo dei net-
                work mercantili, che tuttavia non comprendevano solo e sempre fa-
                miliari; infine la capacità di adattamento ai contesti economici spe-
                cifici, in particolare in tema di credito, con il progressivo abbandono
                del business delle lettere di cambio (tipico dei grandi banchieri della
                generazione precedente, con base tra Amsterdam e Francoforte sul
                Meno) e l’utilizzazione del capitale finanziario per l’acquisto delle par-
                tite di grano.
                   Questo schema sembra trovare conferma anche nel caso italiano,
                seppure con alcune peculiarità. La componente militare è emersa dalle
                fonti, per esempio per il caso ferrarese o veneziano , seppure con mi-
                                                                 59
                nore centralità rispetto alle esperienze dell’Europa centrale e orientale.
                Più in generale, anche nel territorio pontificio e più latamente concer-
                nente la penisola italiana, questa mobilità di informazioni e merci era
                garantita, come nel caso europeo, da legami familiari e dalla capacità
                di anticipare il capitale necessario all’acquisto dei carichi di cereali e
                a tutte le pratiche connesse: affitto di imbarcazioni, trasbordo, assicu-
                razioni, imposte. Si trattava di partite garantite dalle amministrazioni
                pubbliche  e  spesso  effettuate  su  esplicita  commissione  delle  stesse
                istituzioni annonarie cittadine (è così per Ferrara, Bologna, Ancona).
                Questo elemento costituiva una garanzia per i mercanti, tanto in ter-
                mini di solvibilità, quanto di possibilità di spostare le derrate da re-
                gione a regione, oltre che sul piano internazionale. Non va dimenticato
                infatti che il commercio dei cereali sottostava a importanti limitazioni
                e restrizioni per quanto riguarda la movimentazione di carichi anche
                all’interno dello stesso Stato , restrizioni che venivano però a cadere
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                quando  erano  le  stesse  istituzioni  pubbliche  a  richiederne  il  tra-
                sporto . Nell’analisi delle motivazioni sottostanti il coinvolgimento dei
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                mercanti  ebrei  nel  commercio  granario,  non  va  poi  taciuta  l’impor-
                tanza della geografia dello stanziamento dei mercanti. I casi a cui si è
                fatto riferimento nelle pagine precedenti sono in questo senso esem-
                plari: i Coen, i Morpurgo, i Vita Levi, così come gli altri mercanti a cui
                si è accennato, abitavano in centri mercantili vivaci, inseriti all’interno
                o nelle vicinanze di un territorio contrassegnato da ampia produzione


                   59  W. Angelini, Gli ebrei di Ferrara cit., p. 309.
                   60  G. Ongaro, Free ports in a controlled market cit.; L. Dal Pane, Il commercio dei grani
                nello Stato Pontificio nei secoli XVII e XVIII, «Annali della Facoltà di Economia e Commer-
                cio dell’Università di Bari», 1939, pp. 61-150.
                   61  L’intervento delle istituzioni pubbliche non esclude però l’insorgere di problemi
                nel transito delle derrate da una provincia all’altra. Per fare un esempio, tra il 1763-
                1764 le partite di frumento acquistate nella Marca da Moisè Vita Coen e dirette a Bolo-
                gna vennero bloccate a Pontelagoscuro dal Legato di Ferrara, stante la criticità delle
                scorte  di  cereali  anche  in  quella  provincia  (Asbo,  Assunteria di Abbondanza,  Instru-
                menti, b. 3, cc. non numerate).



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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