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«Non vi è esempio in diciotto secoli di simili mosse» 489
Nella comunicazione del 16 agosto vengono accettate le spiegazioni
francesi su quasi tutti i punti. Si chiedono ulteriori precisazioni sul
fatto che «il giuramento di rispettare, e far rispettare la libertà dei Culti
non porta che la sola tolleranza civile», in modo che «si tolga ai fedeli
ogni motivo di ambiguità e di dubbiezza sul senso di questo giura-
mento, ed agli inimici della religione ogni pretesto di abusarne e di
travisarne la cattolica intelligenza» , così come si vogliono rassicura-
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zioni sulla possibilità per i vescovi di «procedere contro quelli, che con
l’apostasia abbandonano il culto cattolico» .
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Più lunga ed elaborata è la parte dedicata ai vescovi già costituzio-
nali. Viene data una precisa motivazione del perché il testo di Talley-
rand riguardante questo punto sia ritenuto non sufficiente da Roma.
Essendo inedita, perché notevolmente modificata in una successiva
stesura della nota consalviana alcune settimane dopo , e di notevole
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interesse per le successive trattative (di cui rischierà d’essere pietra
d’inciampo), la si riporta per intero:
L’oggetto delle querele del S. Padre non consiste nel ricusarsi da essi
di obbedire in appresso al Concordato. Ciò non s’impugna da loro, rico-
noscendo essi il Concordato e piegandosi essi al medesimo, riguardan-
dolo essi come una nuova legge adottata dal Governo nel 1801, come
adottò quella della Costituzione Civile del Clero nel 1790. Non riprovano
però essi i principi della medesima; non riconoscono i Giudizi emanati
dalla S. Sede, e non si adattano a ricevere l’assoluzione. Essi seguitano
a considerare quella Costituzione come giusta, e lodevole; ne sostengono,
e propagano i principi, persistendo nell’errore, e sono giunti perfino a
smentire coi fatti e coi scritti il Decreto, in di cui vigore solamente,
nell’assicurazione di essere stato da essi accettato, hanno ricevuto la ca-
nonica istituzione alle nuove Sedi. In ciò consiste la querela del S. Padre
rapporto ai medesimi: questa è la ragione per cui ha reclamato, e reclama
sulla loro condotta, facendo intendere la necessità di porre riparo a sì
gran male con la cessazione di un sì gran scandalo della Chiesa tutta, e
col rientrare i medesimi nell’ovile di Gesù Cristo, il che se non accadesse,
la circostanza di trovarsi il S. Padre stesso sul luogo non gli potrebbe
permettere in faccia al Cattolicismo di più lungamente aspettare a adem-
pire a quei doveri, che i precisi oblighi di suo Ministero gl’impongono.
Non è dunque sufficiente all’oggetto per le ragioni accennate di sopra,
che riconoscano gli Articoli del Concordato, ma è inoltre necessario, che
abbandonino le loro opinioni sulla Costituzione Civile del Clero, ricono-
scendo in faccia alla Chiesa i Giudizj della S. Sede. Non è che per tal
mezzo, che potrebbe il S. Padre continuare a vederli nelle loro Sedi nella
sua comunione. L’importanza di assicurare nella occasione di trovarsi il
87 Nota di Ercole Consalvi a Joseph Fesch, Roma, 28 agosto 1804, I. Rinieri,
Napoleone e Pio VII cit., pp. 600-601.
88 Nota di Ercole Consalvi a Joseph Fesch, Roma, 28 agosto 1804, ivi, p. 601.
89 Cfr. n. 85.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)