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488 Davy Marguerettaz
strumenti giuridici, storici e filologici, l’argomentazione secondo cui
l’espressione si riferirebbe al solo concordato del 1801. Di Pietro vuole
poi che si modifichi il testo del giuramento, sostituendo «a libertà dei
culti il libero esercizio dei culti, e al rispettare e far rispettare il mante-
nere o garantire» , per togliere ogni ombra di sospetto sull’interpreta-
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zione da dare a questa parte del serment.
I due pareri appena citati vanno in direzioni opposte. Quello di Fon-
tana è tutto teso a rimuovere la maggior parte degli intralci per giun-
gere a un accordo, dando credito (almeno ufficialmente) alle assicura-
zioni di parte francese. Mostra poi attenzione per i risvolti politici delle
richieste da avanzare . Di Pietro, invece, pone l’accento su ciò che
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divide, esprime forti giudizi su svariate decisioni dell’ex-Primo console,
mette in discussione le affermazioni ufficiali del governo francese e
addirittura vorrebbe la modifica di un testo adottato dal Senato tran-
salpino. Sono dimostrate grandi conoscenze tecniche, ma poca sensi-
bilità politica: non si tolgono ostacoli, ma si lavora per aggiungerne.
Consalvi, nello stendere la sua successiva nota del 16 agosto , se-
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gue in tutto le tracce del voto di Fontana. Il segretario di Stato favorisce
la linea più “aperturista” del prelato barnabita, a discapito non solo di
quella proposta da un’eminenza grigia come Di Pietro, ma, sulla que-
stione del concordato, anche della maggioranza del collegio cardinali-
zio. Consalvi non ha stabilito i termini precisi della risposta da dare,
ma ha scelto, fra varie opzioni, quella che garantiva più possibilità di
avanzare sulla strada della conciliazione. Apponendovi la sua firma, la
fa prevalere .
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83 «Riflessioni» di Michele Di Pietro, 16 agosto 1804, ivi, p. 78. Il corsivo è nell’ori-
ginale.
84 «Non mi sembra né politico né conveniente, il chiedere assicurazioni intorno
all’esito delle trattative. Questo sarebbe supporre già fatto quel che il Papa deve andare
a fare, e quindi sarebbe una ragione contradittoria, e la quale escluderebbe, piuttosto-
ché favorire la risoluzione del viaggio», voto di Francesco Fontana, 9-10 agosto 1804,
ivi, p. 597.
85 Cfr. nota di Ercole Consalvi a Joseph Fesch, Roma, 28 agosto 1804, Ivi, pp. 598-
605. In seguito alle trattative della seconda metà di agosto, la nota del 16 agosto verrà
in parte modificata e postdatata al 28 agosto, cfr. P. Féret, La France et le Saint-Siège
sous le Premier Empire, la Restauration et la monarchie de Juillet, 2 voll., Arthur Savaète,
Paris, 1911, v. 1, pp. 18-19. Non mi è stato possibile ritrovare il testo integrale della
nota originale, ma si può dedurre il testo delle parti soppresse dalle note scambiate tra
Fesch e Consalvi dopo il 16 agosto.
86 Già un mese prima Fontana aveva steso un voto favorevole alla liceità del giura-
mento prescritto dal senatoconsulto del 18 maggio (cfr. I. Rinieri, Napoleone e Pio VII
cit., p. 71), trovandosi quindi dalla stessa parte di Consalvi. Va segnalato che più avanti
negli anni, durante la Restaurazione, Consalvi e Fontana (ormai promosso cardinale) si
troveranno invece su posizioni opposte, cfr. R. Regoli, Ercole Consalvi cit., p. 207. Sul
cardinale Francesco Fontana, cfr. M. Ranica, L'intransigenza nella Curia. Il cardinale
Francesco Luigi Fontana (1750-1822), Studium, Roma, 2019.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)