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                   In questo quadro, le scelte lessicali compiute dai notai per ritrarre
                i corpi degli schiavi arrivati da chissà dove, marchiati e menomati, e
                per riprodurre nel latino della burocrazia nomi di persona e di luogo
                da lingue non sempre comprensibili, tra traslitterazioni e traduzioni,
                riflettono i meccanismi individuali e collettivi di alterizzazione . Que-
                                                                            27
                sti costrutti venivano impostati all’interno di un percorso che, invece
                e paradossalmente, nasceva per assimilare quella diversità grazie alla
                forza salvifica della conversione e all’ascesa simbolica in Campidoglio,
                dove il neofita era destinato a concretizzare il percorso con la duplice
                concessione della cittadinanza e dell’emancipazione . Il racconto di
                                                                   28
                Nicolao, nero e dal battesimo incerto, aveva dovuto essere passato al
                vaglio certosino perché, in fondo, la sua storia contrastava con l’anda-
                mento ordinario delle cose. Se era stato il suo corpo ad accendere l’at-
                tenzione, la partita aveva riguardato la sua fede e le sue scelte succes-
                sive e poco aveva a che fare col colore della pelle. Nel Mediterraneo di
                età moderna, la parola moro costituiva un sinonimo intercambiabile di
                turco, musulmano e infedele e non funzionava certo come metonimia
                di schiavo . Era la sovrapposizione tra la morfologia dell’individuo e
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                la religione che gli si attribuiva per supposizione a indicarne lo status
                di schiavo (e non il contrario) e per questo motivo i notai riservavano
                attenzione specifica ad altri elementi della descrizione, che si apriva
                regolarmente col nome alla nascita e la menzione di quello dei geni-
                tori .  La  sistematizzazione  della  gerarchia  dell’alterità  relegava,  al-
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                meno in apparenza, in secondo piano proprio questi dati sull’esterio-
                rità del liberando e che, invece, nella realtà dei fatti, mantenevano un
                peso su cui è possibile ragionare proprio a partire dalla rilevazione
                sull’uso di quella didascalia nero/niger/bruno – che era stata così di-
                rimente nella gestione della pratica di Nicolao.


                5. La parola con la N

                   Il lemma niger (e variabili) risulta usato solo sporadicamente in que-
                sta  documentazione  e  sembra  rispondere  a  criteri  diversi,  legati  in
                parte proprio alla difficoltà di qualificare chi, per qualche ragione, pre-
                sentava fattori biografici o lineamenti tali da indurre i funzionari del


                   27  Per una ricca discussione sui costrutti di alterizzazione proprio intorno ai neri, O.
                Otele, Africani europei cit., pp. 162-167.
                   28  S. Di Nepi, Saving Souls, Forgiving Bodies. A New Source and a Working Hypothesis
                on Slavery, Conversion and Religious Minorities in Early Modern Rome (16th–19th Centu-
                ries), in A Companion to Religious Minorities in Early Modern Rome cit., pp. 272–297.
                   29  Michel, Il bianco e il negro cit.
                   30  S. Di Nepi, I confini della salvezza cit.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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