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Un nobile di frontiera da Malaga al Lario 341
scontri con le autorità locali . In effetti esercitò le proprie funzioni
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più a lungo di altri colleghi meno disposti a entrare in conflitto con
le rappresentanze cittadine – quali Rodrigo d’Avalos y Ayala e Gon-
zalo Rodríguez de Salamanca y Ovalle, comandanti della piazza di
Alessandria, rispettivamente, dal 1535 al 1547 e dal 1547 al 1559 –
e passò indenne attraverso le varie fratture nella leadership asbur-
gica, centrale e periferica, che si produssero nel corso del suo gover-
natorato: la disgrazia e morte del suo ‘protettore’ Alfonso d’Avalos
(1546), la destituzione di Ferrante Gonzaga nel 1554 e soprattutto la
successione di Filippo II .
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Anche questa circostanza chiama in causa protezioni importanti:
raccomandandolo poco dopo la sua nomina al cardinale Marino Ca-
racciolo, governatore generale dello Stato, l’allora luogotenente gene-
rale cesareo in Italia, Alfonso D’Avalos, scrisse che il nuovo governa-
tore di Como era sempre stato suo «buon amico» . Lo stesso Rodrigo,
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in una delle prime missive inviate al Caracciolo, tenne a sottolineare
che l’incarico gli era stato attribuito da Carlo V, grazie al favore di
Francisco de los Cobos . Né dovette mancargli il sostegno dei gover-
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natori generali dello Stato suoi superiori , i quali accolsero, almeno
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formalmente, le lamentele del Consiglio cittadino comasco nei con-
fronti dei suoi energici provvedimenti – sino a sottoporlo a diverse
inchieste e alla temporanea rimozione dall’incarico e a elargirgli inviti
alla moderazione e reprimende altrettanto formali –, ma nel com-
plesso si mostrarono persuasi che in una area di confine di vitale
importanza per la difesa della Lombardia e delle comunicazioni tra i
possedimenti asburgici in Europa, proprio il piglio risoluto e la pro-
vata fedeltà del nobile andaluso alla dinastia fossero non meno ne-
cessari del mantenimento di un diffuso consenso tra gli abitanti della
provincia . Un equilibrio necessario tra opposte istanze che può in
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parte spiegare anche l’esiguità numerica del presidio – di quello or-
dinario, si badi bene – posto a difesa della città, rispetto alla sua
18 G. Rovelli, Storia di Como, parte III, tomo II, dalle stampe di Carl’Antonio Ostinelli
impressore dipartimentale, Como, 1803, pp. 5, 35, 40.
19 C. Mozzarelli, Antico Regime e Modernità, Bulzoni, Roma, 2008, pp. 306-317.
20 Asmi, Carteggio, cart. 11, il marchese del Vasto al cardinale Marino Caracciolo,
12 dicembre 1536.
21 Ivi, cart. 10, il governatore di Como al cardinale Marino Caracciolo, 3 gennaio
1537.
22 Con la sola eccezione, si direbbe, del cardinale Marino Caracciolo, governatore
generale dello Stato dal 1536 al 1538, Ivi, cart. 10, il governatore di Como al cardinale
Marino Caracciolo, 18 febbraio 1537; il cardinale Marino Caracciolo al governatore di
Como, 20 febbraio, 11 aprile, 17 settembre 1537.
23 Ivi, cart. 166, il governatore generale dello Stato di Milano Ferrante Gonzaga al
podestà di Como, 26 agosto 1553.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Agosto 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)