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                perle  veneziane  sono  spedite  a  Benguela,  a  Bonny,  a  Cacheu  o  a
                Luanda nelle stive delle navi europee, rientrando quindi nel meccani-
                smo della tratta atlantica degli schiavi. Tuttavia, le rotte di riesporta-
                zione dai porti europei non si limitano al continente africano. I porto-
                ghesi, ad esempio, spediscono una parte considerevole delle perle ri-
                cevute da Venezia in Brasile e a Goa. I francesi spediscono le rassades
                e le altre verroteries importate verso le Antille e l’Asia, mentre da Lon-
                dra  le  perle  veneziane  raggiungono  l’America  del  Nord  (compreso  il
                New England, New York e la Carolina), i Caraibi e, nella seconda metà
                del XVIII secolo, l’Oceano Indiano, a bordo delle navi della East India
                Company.
                   Il commercio delle perle tra Venezia e i porti dell’Europa occidentale
                è  caratterizzato  dalla  debole  presenza  di  case  di  negozio  veneziane,
                comprese quelle ebraiche, praticamente assenti salvo che sul mercato
                inglese, dove invece sono relativamente importanti. Non a caso, è pro-
                prio l’ebreo veneziano Isach dalla Man uno dei protagonisti dell’aper-
                tura di un traffico di perle diretto tra Venezia e Liverpool, stabilendo
                contatti prima con la Company of Merchants Trading to Africa  e poi
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                con la William Davenport & Co., una casa di mercanti negrieri . Di
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                fatto, il fenomeno più importante è l’emersione di un gruppo di mer-
                canti-fabbricanti margariteri e perleri che iniziano a spedire diretta-
                mente le proprie perle di vetro ai mercanti delle piazze occidentali, fa-
                cendo a meno dell’intermediazione dei negozianti ‘tradizionali’ vene-
                ziani. Il fenomeno è particolarmente evidente negli ultimi decenni del
                XVIII  secolo,  quando  Giorgio  Barbaria,  Andrea  Cecconi  Gasparini,
                Gaetano de Menego, Pietro Sermonti, Giovanni Barbaria e altri spedi-
                scono – spesso a loro conto – più del 40% di tutti i carichi di perle
                destinati ai porti occidentali. I loro corrispondenti sono principalmente




                   73  Sull’attività di questa compagnia, alla quale partecipano negozianti di Bristol, Liv-
                erpool e Londra, si vedano T.M. Reese, ‘Eating’ Luxury: Fante Middlemen, British Goods,
                and  Changing  Dependencies  on  the  Gold  Coast,  1750-1821,  «The  William  and  Mary
                Quarterly», Third Series, n°66, pp. 851-872, p. 853 ; T.M. Reese, Facilitating the Slave
                Trade: Company Slaves at Cape Coast Castle, 1750-1807, «Slavery & Abolition», n°31,
                2010, pp. 363-377; G. Williams, D. Eltis, History of the Liverpool Privateers and Letters
                of Marque with an Account of the Liverpool Slave Trade, 1744-1812, McGill-Queen's Uni-
                versity Press, Montreal, 2004, in particolare pp. 465-495; J.A. Rawley, S.D. Behrendt,
                The Transatlantic Slave Trade. A History, revised edition, University of Nebraska Press,
                Lincoln, Londra, 2005, p. 151.
                   74  Asve, Vsm, Prima serie, b. 549; ivi, b. 463, fasc. «V S. alla Mercanzia e Deputati al
                comm. Vetraria e specchieri», c.s.n. (19.08.1767); Bmc, Donà dalle Rose, b. 322, c. 12;
                S. Guerrero, Venetian Glass Beads and the Slave Trade from Liverpool cit.; P. Zecchin,
                Il commercio delle conterie (anche corniola) in Inghilterra nel Settecento, «Journal of Glass
                Studies», n°55, 2013, pp. 153-166.



                Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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