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662 Pierre Niccolò Sofia
perle veneziane sono spedite a Benguela, a Bonny, a Cacheu o a
Luanda nelle stive delle navi europee, rientrando quindi nel meccani-
smo della tratta atlantica degli schiavi. Tuttavia, le rotte di riesporta-
zione dai porti europei non si limitano al continente africano. I porto-
ghesi, ad esempio, spediscono una parte considerevole delle perle ri-
cevute da Venezia in Brasile e a Goa. I francesi spediscono le rassades
e le altre verroteries importate verso le Antille e l’Asia, mentre da Lon-
dra le perle veneziane raggiungono l’America del Nord (compreso il
New England, New York e la Carolina), i Caraibi e, nella seconda metà
del XVIII secolo, l’Oceano Indiano, a bordo delle navi della East India
Company.
Il commercio delle perle tra Venezia e i porti dell’Europa occidentale
è caratterizzato dalla debole presenza di case di negozio veneziane,
comprese quelle ebraiche, praticamente assenti salvo che sul mercato
inglese, dove invece sono relativamente importanti. Non a caso, è pro-
prio l’ebreo veneziano Isach dalla Man uno dei protagonisti dell’aper-
tura di un traffico di perle diretto tra Venezia e Liverpool, stabilendo
contatti prima con la Company of Merchants Trading to Africa e poi
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con la William Davenport & Co., una casa di mercanti negrieri . Di
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fatto, il fenomeno più importante è l’emersione di un gruppo di mer-
canti-fabbricanti margariteri e perleri che iniziano a spedire diretta-
mente le proprie perle di vetro ai mercanti delle piazze occidentali, fa-
cendo a meno dell’intermediazione dei negozianti ‘tradizionali’ vene-
ziani. Il fenomeno è particolarmente evidente negli ultimi decenni del
XVIII secolo, quando Giorgio Barbaria, Andrea Cecconi Gasparini,
Gaetano de Menego, Pietro Sermonti, Giovanni Barbaria e altri spedi-
scono – spesso a loro conto – più del 40% di tutti i carichi di perle
destinati ai porti occidentali. I loro corrispondenti sono principalmente
73 Sull’attività di questa compagnia, alla quale partecipano negozianti di Bristol, Liv-
erpool e Londra, si vedano T.M. Reese, ‘Eating’ Luxury: Fante Middlemen, British Goods,
and Changing Dependencies on the Gold Coast, 1750-1821, «The William and Mary
Quarterly», Third Series, n°66, pp. 851-872, p. 853 ; T.M. Reese, Facilitating the Slave
Trade: Company Slaves at Cape Coast Castle, 1750-1807, «Slavery & Abolition», n°31,
2010, pp. 363-377; G. Williams, D. Eltis, History of the Liverpool Privateers and Letters
of Marque with an Account of the Liverpool Slave Trade, 1744-1812, McGill-Queen's Uni-
versity Press, Montreal, 2004, in particolare pp. 465-495; J.A. Rawley, S.D. Behrendt,
The Transatlantic Slave Trade. A History, revised edition, University of Nebraska Press,
Lincoln, Londra, 2005, p. 151.
74 Asve, Vsm, Prima serie, b. 549; ivi, b. 463, fasc. «V S. alla Mercanzia e Deputati al
comm. Vetraria e specchieri», c.s.n. (19.08.1767); Bmc, Donà dalle Rose, b. 322, c. 12;
S. Guerrero, Venetian Glass Beads and the Slave Trade from Liverpool cit.; P. Zecchin,
Il commercio delle conterie (anche corniola) in Inghilterra nel Settecento, «Journal of Glass
Studies», n°55, 2013, pp. 153-166.
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)