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Nicchie commerciali e resilienza dei sistemi economici mediterranei di età moderna... 659


                    sono i tessili marciani, praticamente senza mercato in Asia , ma quelli
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                    che i veneziani chiamano «generi da peso» , vale a dire la carta, la
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                    lametta tedesca  e le perle di vetro . È all’interno di questo traffico
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                    che l’80-90% delle conterie e delle manifatture a lume veneziane spedite
                    in Egitto raggiunge il porto arabico e, in seguito, il Gujarat e il Bengala,
                    da dove poi esse sono indirizzate verso i mercati interni, come ad esem-
                    pio le regioni del Nagaland e dell’Arunachal Pradesh, nell’India nord-
                    orientale .
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                       Questo significa non solo che le perle di vetro svolgono una fun-
                    zione centrale per il commercio dei veneziani in Egitto, ma anche
                    che  le  crisi  e  gli  sconvolgimenti  del  mercato  ottomano  hanno  un
                    effetto  temporaneo  sul  traffico  di  questi  prodotti.  Se  le  guerre,  le
                    rivolte, le carestie e le crisi sanitarie in Egitto e nel Mediterraneo
                    ottomano  possono certamente causare l’interruzione temporanea
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                    del flusso delle vetrerie di Venezia verso Oriente, esse non toccano
                    i mercati, poiché questi si trovano in regioni diverse e molto lontane
                    tra loro. Si tratta, quindi, di crisi di tipo logistico e non strutturale,
                    come è invece il caso delle seterie di lusso. Così, anche le contra-
                    zioni più gravi sono seguite da riprese rapide che ristabiliscono i
                    precedenti livelli di traffico (Figura 7).








                       60  I tessuti di lana e le seterie veneziane sono venduti tanto ai ‘Grandi’ d’Egitto che
                    durante la festa del baïram, Asve, Vsm, Prima serie, b. 640, c. 199 (28.08.1756), c. 249
                    (30.09.1758). Al contrario, i francesi esportano le proprie londrine seconde verso l’Hejaz,
                    A. Raymond, Artisans et commerçants au Caire au XVIII e  siècle cit., pp. 129-131.
                       61  Asve, Vsm, Prima serie, b. 639, 28.05.1746, c. 85 (08.01.1751); b. 640, c. 170,
                    (06.07.1755).
                       62  Si tratta di un filo di rame o di ottone utilizzato in India e in Persia per la torcitura
                    della seta – a imitazione degli auroserici – oppure per strofinare direttamente i fili di
                    seta, V. Costantini, «Il commercio veneziano ad Aleppo nel Settecento» cit., p. 189.
                       63  D. Panzac, International and Domestic Maritime Trade in the Ottoman Empire dur-
                    ing the 18th Century, «International Journal of Middle East Studies», n°24, maggio 1992,
                    pp. 189-206, pp. 194-195.
                       64  S. Blackburn, Memories of Migration: Notes on legends and beads in Arunachal
                    Pradesh, India, «European Bulletin of Himalayan Research», n°25/26, autumn-spring
                    2003/2004, pp. 15-60; B. Campbell Cole, Heirloom Blue-Glass Melon Beads of the Tani
                    Trives,  Northeast  India,  «Beads:  Journal  of  the  Society  of  Bead  Researchers»,  n°  24,
                    2012, pp. 7-25.
                       65  A. Raymond, Artisans et commerçants au Caire au XVIII e  siècle cit., pp. 81-106; B.
                    Masters, Semi-autonomous forces in the Arab provinces, in Suraiya Faroqhi (eds.), The
                    Cambridge History of Turkey: The Later Ottoman Empire, 1603-1839, Cambridge Univer-
                    sity Press, Cambridge, 2006, pp. 186-208.


                                               Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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