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540 Pierre Niccolò Sofia
Benché i contributi qui raccolti aggrediscano l’oggetto di studio
adottando prospettive diverse e seguendo la sensibilità e il punto di
vista dei propri autori, tutti tendono a sottolineare la vitalità econo-
mica di Venezia – o, quantomeno, la sua capacità di risposta – tra la
seconda metà del Seicento e la fine del Settecento.
Nel saggio di apertura, David Laven offre una lettura rinnovata della
storiografia che si è interessata al declino e alla caduta di Venezia tra
il 1797 e il 1820. Attraverso uno studio puntuale della produzione sto-
riografica di questo periodo – e facendo anche auto-critica –, Laven
sottolinea come tra gli storici veneziani e francesi vi fosse un certo
consenso nel riconoscere il dinamismo economico e amministrativo di
Venezia, anche in prospettiva mediterranea. Un altro concetto chiave
su cui insiste Laven è che il cosiddetto ‘declinismo’ non deve essere
considerato un portato della storiografia francofona al servizio
dell’opera e della propaganda napoleonica, ma un puro prodotto degli
storici veneziani, una sorta di prisma interpretativo che permette loro
di far fronte allo shock intellettuale della perdita dell’indipendenza.
Infine, Laven si sofferma sulla questione della debolezza militare vene-
ziana, che molti storici sette-ottocenteschi individuano come causa
principale del declino e della caduta di Venezia. Se la storiografia del
tempo (e non solo) ha interpretato tale debolezza come il risultato della
‘costituzione’ dello Stato veneto o del declino morale dei veneziani, La-
ven attira l’attenzione sull’eccezionalità del fenomeno bonapartesco e
della distruzione della Repubblica di Venezia.
Nel secondo contributo di questo dossier, Isabella Cecchini si foca-
lizza sul funzionamento e sul ruolo della piazza di Rialto alla fine della
guerra di Candia. Attraverso l’analisi delle caratteristiche della piazza
– allo stesso tempo centro finanziario e commerciale – Cecchini sotto-
linea come Rialto creasse una «architettura fiduciaria» capace di ren-
dere più fluide le contrattazioni e di ridurre il divario informativo tra
gli attori protagonisti degli scambi, fossero commerciali o finanziari.
Prendendo poi in considerazione il caso dei mercanti stranieri a Vene-
zia, Cecchini mostra come il loro contributo fosse essenziale per man-
tenere attiva la piazza veneziana, specie in tempo di guerra, quando il
governo veneziano era costretto ad aprire un settore altrimenti alta-
mente regolato secondo logiche corporative. In questo senso, nel corso
del tempo lo spazio d’azione dei mercanti stranieri può essere consi-
derato a ‘geometria variabile’. Infine, Cecchini esamina il ruolo dei
mercanti ‘Capi di Piazza’ come intermediari tra gli uomini di negozio e
il governo veneziano, che agivano al contempo da selezionatori e con-
trollori delle informazioni circolanti a Rialto, probabilmente rendendo
l’attività della piazza più efficiente.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)