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                Otto, che insieme al nome del nonno portava quelli di due grandis-
                simi imperatori), quelli degli altri figli, maschi o femmine, sembre-
                rebbero scelti in base a tradizioni e affinità della famiglia materna: a
                cominciare da Manfredi, che malgrado il celebre passo di Jamsilla
                che lega con una serie di letture criptiche il suo nome a quello del
                padre   portava il nome dello zio di sua madre, nome di tradizione
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                aleramica, e frequente tra i Lancia. Enzo, Heinz, diminuitivo tedesco
                di Enrico, sarebbe stato figlio di una tedesca, della famiglia dei conti
                di Spoleto: visto che Federico trascorse l’infanzia affidato alla con-
                tessa di Spoleto, non sarebbe fuori luogo pensare a un amore di gio-
                ventù, forse addirittura adolescenziale. Il nome di Salvasa o Salvag-
                gia tradisce un’impronta veneta, Margherita, Violante e Caterina non
                offrono nessun suggerimento. Costanza, infine, l’unica a portare il
                nome della grande nonna, è, di fatto, la primogenita delle femmine.
                E l’unica che sarà imperatrice.


                4. Di Sicilia e d’Aragona: Violante, duchessa di Calabria

                   Nella primavera del 1283 Costanza di Svevia raggiungeva il marito
                in Sicilia. Con lei erano tre dei suoi sei figli: Giacomo, Federico e Vio-
                lante. Giacomo aveva sedici anni, Federico e Violante erano ancora
                bambini, undici anni lui, dieci lei. A Barcellona erano rimasti l’erede
                al trono Alfonso, e l’ultimogenito Pietro, mentre la maggiore delle figlie,
                la dodicenne Isabella, aveva già raggiunto il Portogallo e suo marito, il
                re Dionigi. Violante, o Iolanda, come viene chiamata in Sicilia, passerà
                dunque  nell’isola  tutta  l’adolescenza,  insieme  alla  madre  e  alle  sue
                dame siciliane. Nel dettare il suo testamento a Portfangos, nel giugno
                del 1282, prima di partire per l’impresa siciliana, il padre le aveva de-
                stinato in dote trentamila libre di Barcellona, raccomandando all’erede
                universale, Alfonso, che in attesa del matrimonio provvedesse a trat-
                tare la sorella honorifice, dotandola di un’adeguata familia  , mentre
                                                                          24
                Ramon  Muntaner  specifica  che  il  re  raccomandò  ai  figli  Alfonso  e


                   23  Nicola di Jamsilla, Historia de rebus gestis Friderici II imperatoris ejusque filiorum
                Conradi  et  Manfredi  Apuliae  et  Siciliae  regum  ab  anno  MCCX  usque  ad  MCCLVIII,  in
                R.I.S., VIII, 1726, coll. 493-583
                   24  S.M. Cingolani, (a cura di), Diplomatari de Pere el gran, Cartes i pergamins, 2.
                Relacions  internacionals  i  politica  exterior,1260-  1285,  Fundació  Noguera,  Barcelona,
                2015, p. 500: «Item, dimitimus Yolant, filie nostre, iure instituitionis triginta milia li-
                brarum Barchinone monete de terno que heres noster universalis teneatur sibi solvere
                et  cum  ipsis  eam  maritare,  et  quod  interim,  donec  solverit  ea  dicta  triginta  milia  li-
                brarum, teneatur ei et familie sue honorifice providere».



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIX - Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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