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                   Nel corso del quindicesimo secolo tutta la zona di Rialto era stata sot-
                toposta a una serie di miglioramenti per rendere meno congestionato il
                traffico acqueo delle rive e la circolazione di merci e persone; si era ripa-
                vimentata in pietra l’area prospiciente la chiesa di San Giacomo (come si
                era fatto a San Marco), erano stati identificati precisi spazi funzionali
                come la stadera (pésa) pubblica o la pietra del bando dove si dava lettura
                di editti e provvedimenti, e si era realizzato un orologio sulla facciata della
                chiesa . Un disastroso incendio scoppiato il 10 gennaio 1514 aveva dato
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                occasione e necessità per un ulteriore riassetto. Durati diversi decenni, i
                lavori di ripristino e ricostruzione restituivano a Rialto un aspetto meno
                magniloquente che a San Marco, ma più pratico e funzionale per adat-
                tarsi alle varie attività mercantili e alla preesistenza di edifici diversi, se-
                parati e concatenati da sistemi di archi, di passaggi pensili, di portici .
                                                                                  14
                Ultimata anche la ricostruzione del ponte entro il 1591, ridefinita la fun-
                zione bancaria con l’istituzione nel 1587 di un primo banco a garanzia e
                gestione pubblica (il Banco della Piazza, poi chiuso nel 1637) e di un se-
                condo (il Banco del Giro) nel 1619, a Rialto si erano separate in modo
                chiaro le funzioni del mercato cittadino da quelle del commercio interna-
                zionale: da una parte i luoghi della Pescaria, dell’Erbaria e delle Beccarie
                (i banchi dei macellai), attività presenti in origine anche a San Marco, e
                che da San Marco erano state espulse; dall’altra quelli del commercio dei
                panni di lana (la Drapparia), il sistema di magazzini e botteghe diverse, e
                i luoghi prettamente destinati all’incontro dei mercanti e dei grossisti da-
                vanti alla chiesa di San Giacomo, la vera piazza. La risistemazione cin-
                quecentesca  non  eliminava  la  confusione,  ineliminabile  in  uno  spazio
                tutto sommato così ristretto; contribuiva bensì (almeno sulla carta) a ren-
                dere più ordinate e più identificabili le diverse attività, separandole e or-
                ganizzandole (Figura 2) .
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                   13  D. Calabi, Il rinnovamento urbano del primo Cinquecento, in A. Tenenti e U. Tucci
                (a cura di), Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, vol. V, Il Rina-
                scimento. Società ed economia, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma, 1996, pp. 101-
                163, p. 122. Sull’area realtina si veda ora, per una sintesi, D. Calabi, Rialto, l'isola del
                mercato a Venezia cit..
                   14  D. Calabi, Il rinnovamento urbano del primo Cinquecento cit., p. 132.
                   15  Asve, Mm, n. 174, Antonio Mazzoni, Disegno con l’area di Rialto. Anche questa
                planimetria dell’insula realtina, come il disegno precedente in fig. 1, è pubblicata in D.
                Calabi, L. Molà, P. Morachiello (a cura di), Rialto: centro di un’economia mondo cit., p.
                19 (scheda di Ludovica Galeazzo), e D. Calabi, Rialto, l’isola del mercato a Venezia cit.,
                p. 26.



                Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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