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                erano  –  non  potevano  esservi  –  uffici  specificamente  dedicati  al
                controllo delle contrattazioni che vi si svolgevano. Ed è interessante
                rilevare come nell’elenco di Francesco Argelati (1751) i Cinque Savi
                alla Mercanzia non avessero più alcuna sede. I Savi disponevano di
                alcune  stanze  nell’edificio  adiacente  l’abside  della  chiesa  di  San
                Giacomo: data la dimensione dell’edificio, ancora oggi esistente, non
                doveva trattarsi di spazi ampi, tuttavia proprio questi spazi permet-
                tevano di relazionarsi letteralmente in modo fisico, ravvicinato, con gli
                attori sulla piazza, e di coglierne le richieste e le soluzioni ai problemi.
                Nel 1602 i Savi chiedevano di sospendere i lavori di ristrutturazione
                delle  stanze  a  loro  adibite:  trovandosi  esattamente  dietro  l’altare
                maggiore  della  chiesa,  e  venendo  frequentate  da  «persone  infedeli
                d’ogni sorte» (i mercanti turchi, bosniaci, persiani, e armeni), si cerca-
                vano spazi più adatti . Nel 1646 i cinque magistrati si riunivano già
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                da quindici anni a San Marco, nelle stanze che erano state predisposte
                per la rifabbrica del Palazzo Ducale (e per il lungo processo di restauro
                successivo all’incendio del 1577): «l’impiego de Cinque Savij» si era ri-
                dotto, dopo l’avocazione di una serie di dazi dei quali in precedenza
                gestivano l’appalto, «all’urgenze publiche, et à decider contese, e diffe-
                renze che passano per occasione del negotio degl’hebrei levantini e po-
                nentini, e sudditi turcheschi, et ad eseguire le deliberationi dell’ecc[el-
                lentissi]mo  Senato,  così  circa  la  navigatione,  negotio  delle  Galee  di
                mercantia, et cose che per causa di negotio alla giornata occorrono»;
                per questi motivi, i Savi si ritenevano più efficienti restando a Palazzo
                Ducale, dove peraltro si recavano anche i mercanti al di fuori delle ore
                di contrattazioni a Rialto, mentre «le hore più utili e fruttuose [i mer-
                canti] le spendono nelli loro affari» . Nel 1669, terminata la guerra,
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                era il Senato a sollecitare il ritorno a Rialto dei Savi, che ora si riuni-
                vano, con qualche incomodo, soltanto due giorni alla settimana nelle
                stanze del Magistrato delle Fortezze: dopotutto, a Rialto la sede del
                magistrato era stata «instituit[a] anticamente, come in sito più oppor-
                tuno, e commodo alli medemi negotianti» : ma non ci sarebbero ritor-
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                nati più.
                   I Cinque Savi formavano il collegamento più immediato tra la co-
                munità di mercanti di Rialto e il governo marciano. La distanza fisica



                sopra banchi, b. 9, registro non numerato (1607-1614), c. 151). Il documento menzio-
                nato non specifica se tali spazi siano destinati anche ai Provveditori e Sopraprovveditori,
                ma che tali magistrati si rechino per i controlli inerenti il loro ufficio spesso a Rialto,
                proprio sopra il sottoportego dei banchi, si evince da altri documenti tuttora in corso di
                analisi da parte di chi scrive e destinati a una prossima pubblicazione.
                   60  Asve, Csm, Prima serie, Epiloghi, reg. 17, cc. 44-45, 31 dicembre 1602.
                   61  Asve, Csm, Prima serie, Risposte, reg. 154, cc. 13r-14r, 5 marzo 1646.
                   62  Asve, Compilazione delle leggi, Prima serie, b. 139, cc. 133r-v, 13 aprile 1669.



                Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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