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Rotta a Ponente: la navigazione veneziana in Atlantico e il commercio di generi... 593
ritornare a battere le rotte internazionali . A fare il resto, nel prosieguo
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del Settecento, fu la ferrea neutralità della Serenissima, che permise
alla marineria veneziana di consolidarsi ulteriormente in occasione dei
grandi conflitti europei.
Tra 1743 e 1748, negli anni della guerra di successione austriaca,
le navi armate con bandiera veneta commerciarono «su tutte le rotte
di Ponente e di Levante», spingendosi fino a Marsiglia, Cadice, Lisbona,
Amsterdam, Londra, San Pietroburgo, oltre che verso le più tradizio-
nali mete del Mediterraneo orientale . Il movimento portuale conobbe
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un ulteriore miglioramento nel passaggio dalla prima alla seconda
metà del secolo: tra entrate e uscite, il giro d’affari aumentò di un
terzo . Inoltre, verso la fase finale del secolo, tra i legni in arrivo e in
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partenza la quota di mercantili veneziani rispetto al totale fu decisa-
mente rilevante (tra metà e due terzi), a dimostrazione di una
rinnovata vitalità della navigazione “nazionale” . Indubbiamente,
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nell’ambito di questo risveglio della funzione emporiale del porto della
Serenissima , incise in discreta misura il ruolo dell’Occidente, a cui
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si è fatto testé riferimento: anche un’altra fonte come i testimoniali di
avaria marittima presentati a Venezia dimostra che nella parte cen-
trale del secolo (1735-1764) quasi un terzo dei bastimenti conteggiati
proveniva per l’appunto da “Ponente” (anche se in questo campione
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sono conteggiati sia i veneziani, sia i “forestieri”).
Con questo contributo , che si allinea ad alcune recenti critiche al
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paradigma della «regionalizzazione» del raggio operativo dello scalo mar-
8 M. Costantini, Porto, navi e traffici a Venezia. 1700-2000, Marsilio, Venezia, 2004,
p. 37. Sull’Arsenale si segnala il recente volume di P. Lanaro, C. Austruy (a cura di),
L’Arsenale di Venezia. Da grande complesso industriale a risorsa patrimoniale, Marsilio,
Venezia, 2020.
9 U. Tucci, La marina mercantile veneziana cit., p. 178. Secondo Tucci, ancora all’ini-
zio degli anni Venti i rapporti commerciali con le piazze di Ponente erano così esigui da
non giustificare neppure l’istituzione di un regolare convoglio; e alla vigilia della riforma
delle “navi atte”, i mercantili veneziani non superavano Genova.
10 Tra entrate e uscite, Walter Panciera ha calcolato una media di poco più di 14
milioni per il periodo 1734/35-1744/45 e di circa 22 milioni per il periodo 1772/73-
1781/82 («L’acqua giusta». Il sistema portuale veneziano nel XVIII secolo, Viella, Roma,
2021, p. 130).
11 Il momento più difficile per il naviglio veneziano coincise con gli anni Cinquanta,
per via di una recrudescenza della guerra di corsa barbaresca, a cui seguirono alcuni
importanti trattati con le reggenze di Algeri, Tunisi, Tripoli e con il Marocco, accolti come
un «dono del Cielo» (cfr. U. Tucci, Nel Settecento. Il commercio marittimo veneziano e i
trattati coi barbareschi, «Bollettino storico pisano», 62 [1993], pp. 25-45).
12 In questo senso, si possono consultare anche le statistiche doganali ricostruite da
Giordano Campos (Il commercio estero veneziano della seconda metà del ‘700 secondo le
statistiche ufficiali, «Archivio Veneto», 19 [1936], pp. 145-183).
13 W. Panciera, Testimoniali veneziani di avaria marittima (1735-1764), «Mediterranea
– ricerche storiche», 38 (2016), pp. 517-568.
14 Lo studio che si presenta in questa sede è frutto, in larga misura, di una ricogni-
zione fatta nell’estate 2020 presso l’archivio di Stato di Venezia. Una prima presen-
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)