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Facilitare gli affari. La piazza di Rialto e il ruolo del governo attorno al 1669 583
d’Intrada, et Uscida» . In questo modo, si spiegava, Venezia
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avrebbe potuto competere con Livorno, Amsterdam, Marsiglia; in-
vece, dopo una serie di lunghe discussioni in Senato, la proposta fu
fatta cadere nel nulla. La città «perse così un’occasione decisiva per
tenere il passo con le nuove esigenze del mercato mondiale delle
merci» .
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Nei decenni successivi si continuarono a prediligere i privilegi ad
personam oppure ad mercem, probabilmente perché una quota cre-
scente dei traffici era gestita da operatori (come i mercanti bosniaci,
che si fermavano a Venezia per pochi mesi) che spesso non posse-
devano i requisiti per chiedere la cittadinanza de intus et extra. «[I]l
sforzo de negotij» è in mano ai «Forestieri che habitando in questa
Città sostentano la riputatione, et il publico ne cava d’altri estraor-
dinarij emolumenti», scrivevano i Savi già nel 1636, aggiungendo
come fosse ormai molto chiaro «che la più florida negotiatione è
quella di Ponente, et è verissimo, che in riguardo dell’altre scale già
fatte Grandi» (come Livorno o Genova) Venezia riusciva «à Ponentini
d’incomodo» . Tuttavia, ancora nel dicembre 1669, richiesti dell’en-
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nesimo parere sul commercio del Levante ormai in mano ai «Fore-
stieri», i Savi allora in carica (tre su cinque) non potevano che riba-
dire due decreti del 1339 e 1514, con la proibizione di «caricar in
Golfo per Ponente» su navi non veneziane e senza passare per Ve-
nezia . I meccanismi della negoziazione esperiti sulla piazza di
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Rialto, così, dovevano sicuramente assicurare un equilibrio tra
comportamenti consolidati da tempo e una qualche forma di con-
trollo, per assicurarsi che i nuovi arrivati si attenessero ai regola-
menti non scritti che organizzavano le contrattazioni secondo l’«ora
di Rialto» e secondo lo ‘stile’ della piazza. L’ipotesi con cui ci si avvia
a chiudere questo contributo è che un tale equilibrio non potesse
che essere garantito da figure intermedie che agivano come gatekee-
pers, ovvero come esperti in grado di filtrare, controllare e veicolare
le informazioni disponibili sulla piazza, mettendosi in relazione con
gli organi di governo. Queste figure facevano parte della comunità
mercantile di Rialto, e la conoscevano profondamente.
48 Asve, Sdm, f. 187, s.n., 6 agosto 1610. La proposta, estremamente articolata, è
nota; si veda M. Fusaro, Uva passa. Una guerra commerciale tra Venezia e l’Inghilterra
(1540-1640), Il Cardo, Venezia, 1996; M. Van Gelder, How to influence Venetian econo-
mic policy: collective petitions of the Netherlandish merchant community in the early se-
venteenth century, «Mediterranean Historical Review», 24, n. 1 (2009), pp. 38-39; A.
Zannini, Venezia città aperta, Marcianum Press, Venezia, 2009, pp. 116-118.
49 A. Zannini, Venezia città aperta cit., p. 118.
50 Asve, Csm, Seconda serie, b. 57, Memoria mercantile n. 152 / Parte Terza / Dacio
di Uscida, 10 novembre 1636, s.n.
51 Asve, Csm, Prima serie, Risposte, reg. 156, 30 dicembre 1669, cc. 10v-14v (c. 12v).
Mediterranea – ricerche storiche – Anno XIX – Dicembre 2022
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)