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654 Valentina Favarò
ruolo fondamentale nella creazione di interlocuzioni e legami fra le dif-
ferenti élite. Lo spaccato che ne emerge, nella sua ricostruzione tra-
sversale, è di estremo interesse. Il principio da cui Ruiz Ibañez muove
è che istituzionalmente la Monarchia avesse la necessità di essere pre-
sente in multipli spazi dove coltivava interessi, anch’essi plurali. Con-
solidare una presenza diplomatica significava poter intervenire in ma-
niera attiva nei processi decisionali, condizionando la politica locale e,
nei migliori dei casi, orientarla secondo le volontà del re. Evidente-
mente la funzione diplomatica poteva essere assunta ufficialmente o
ufficiosamente, seguendo percorsi definiti e legittimi o meno struttu-
rati. Non sempre, in definitiva, si intraprendevano sentieri lineari. Ciò
si evince per esempio dalla ricostruzione della presenza delle infanti di
Spagna nelle corti straniere, in un contesto in cui i matrimoni costi-
tuivano uno degli strumenti più importanti per far gravitare poteri po-
litici minori nell’orbita della Monarchia. Ma le principesse spagnole,
come ogni agente politico, erano immerse in spazi di conflitto e com-
petizione, nei quali i propri interessi familiari, le aspirazioni personali,
le inimicizie, i compromessi e i sentimenti non sempre rispecchiavano
le indicazioni della dinastia di origine. Ne è un esempio Anna d’Austria,
moglie di Luigi XIII, che supportando la politica antispagnola di Giulio
Mazzarino contribuì a determinare la sconfitta del fratello Filippo IV,
alla vigilia della pace dei Pirenei.
Questo, come molti altri casi descritti dall’Autore, inducono a riflet-
tere su quanto fosse complessa la costruzione di interessi comuni,
nelle corti europee in generale e ancor di più in quella Pontificia. Nella
profonda consapevolezza dell’importanza della “via di Roma”, matu-
rata soprattutto durante il pontificato di Alessandro VI, sia Carlo V sia
Filippo II impararono a maneggiare con cura le relazioni con i capi
della Chiesa Cattolica, espressione di un potere tanto instabile quanto
egemonico, capace di legare e condizionare l’azione dei sovrani sotto-
ponendoli a pericolose dipendenze. Un equilibrio, quello che legava
Madrid alla città eterna, che aveva una cassa di risonanza tra Europa
(in quelle corti dove chierici e prelati spagnoli furono richiesti per raf-
forzare l’ortodossia romana e l’apparato repressivo inquisitoriale) e
America: lì approdava la spiritualità iberica, attraverso figure di reli-
giosi che agivano come esportatori di cultura con le loro missioni po-
litiche e di salvezza.
La circolazione orizzontale, garante della diffusione capillare del
“pensiero iberico”, prendeva però anche le vie del “Mediterraneo irre-
golare”, legando le orillas del Mare Interno, con passaggi di andata e
di ritorno, di captivi, rinnegati, spie, emarginati: canali informali e
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)