Page 207 - 1
P. 207

Mas allà della leggenda nera e della leggenda rosa              657


                    sancito nel 1596: una armada al comando dell’Adelantado di Casti-
                    glia, don Martin de Padilla Manrique, cercava di compiere uno dei
                    diversi obiettivi che potevano consolidare la posizione geostrategica
                    della Corona: invadere l’Inghilterra, rafforzare la posizione spagnola
                    in Bretagna prendendo Brest o soccorrere gli insorti irlandesi. Nes-
                    suno dei piani fu compiuto.
                       La morte di Filippo II e l’ascesa al trono del figlio Filippo III aprirono
                    la via a una storia differente, che mutò al mutare del secolo. Che la
                    Pax Hispanica caldeggiata dal successore del rey prudente fosse il ri-
                    sultato di esigenze finanziarie più che di una progettualità politica è
                    noto. Il ripiegamento formalizzato dalle paci stipulate in Europa e dalla
                    tregua dei 12 anni con i Paesi Bassi trovava eco anche in Africa e nel
                    Nuovo Mondo. Ma è interessante la lettura di Ruiz Ibañez di un falli-
                    mento “globale ma non totale”.
                       La Monarchia rinunciò a una espansione su larga scala e a trasfor-
                    mare l’ordine geopolitico, ma non rinunciò all’egemonia né tanto meno
                    alla retorica che l’accompagnava. Rimaneva una priorità intervenire
                    negli spazi vicini ma si cercavano altri mezzi meno cari o rischiosi. Il
                    principio che muoveva tali azioni rimaneva sostanzialmente identico,
                    laddove si considerava che sostenere gli insorti nei confronti di altri
                    sovrani costituisse una salvaguardia per sé stessi: “supportare una
                    guerra in terra straniera era un modo per evitarla a casa propria”. Ma
                    i piani di espansione della Monarchia fallirono in quasi tutti i fronti
                    dove questi dipendevano da dissidenze locali, e alle motivazioni di ca-
                    rattere finanziario se ne uniscono, per l’Autore, altre che dipesero da
                    un ideale barocco di ordine differente.
                       La hispanofilia non circolava più mediante l’intervento militare, ma
                    il suo spazio e la sua definizione si canalizzava adesso esclusivamente
                    nella forma della diplomazia. In definitiva, i simpatizzanti della Monar-
                    chia non si individuavano più in quelle fazioni ribelli che cercavano
                    sostegno nel re spagnolo, bensì in quegli attori che esprimevano am-
                    mirazione per l’ordine politico così come era espresso dalla Corona di
                    Spagna.
                       Sebbene nel XVII secolo motivazioni endogene ed esogene contri-
                    buirono a ledere la supremazia spagnola e ad aprire la strada a una
                    Europa  multipolare,  la  costruzione  dell’immagine  della  Monarchia
                    continuò a essere alimentata da esperienze trasversali, così come le
                    maglie  delle  sue  frontiere  continuarono  ad  aprirsi  e  chiudersi  nella
                    fluidità dei tempi. La reputazione della Corona metteva insieme storie
                    che dall’interno di irradiavano verso l’esterno, e viceversa. Rifuggendo
                    da qualsiasi semplificazione o narrazione lineare, Ruiz Ibañez resti-




                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   202   203   204   205   206   207   208   209   210   211   212