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504 Ignacio Rodulfo Hazen
mode aristocratiche, ma conservarono la propria personalità in virtù
del loro modo di vivere, dello studio e della scrittura. Molti togati si
fecero ritrarre sul proprio sepolcro con un volume in mano, e non ci
stupisce che fossero loro ad accumulare la maggior parte dei libri. Il
patrimonio librario veniva conservato di solito in uno studio della pro-
pria casa, dotato di scansie o stipi, decorato spesso con quadri religiosi
e profani; per il resto, la biblioteca occupava posti assai diversi, dal
basso del palazzo a una luminosa loggia dei piani superiori. Si trattava
di un luogo dedicato al lavoro, un simbolo del proprio mestiere, meno
personale, quindi, di quelle raccolte capricciose dei nobili . Ma il domi-
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nio delle lettere e la disponibilità dell’ozio dovette favorire la presenza di
un’altra serie di libri d’intrattenimento. È in questi scaffali privati, ap-
parentemente tediosi, che troviamo talvolta le grandi mutazioni della
vita intellettuale napoletana, dalle sperimentazioni scientifiche ai gusti
letterari, ma anche il germogliare della curiosità per il Nuovo Mondo.
Nonostante le scarse testimonianze stampate, i regnicoli dovettero
partecipare con avidità alla prima ricezione umanistica dell’America, nel
primo Cinquecento . Ancora nella seconda metà del secolo, troviamo le
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tracce di quella stagione tra i libri dei togati. Ne offre un chiaro esempio
Fabio Giordano (1539-1590), brillante avvocato e poeta, che raggiunse
importanti incarichi politici e notevoli proprietà, tra le quali la sua «casa
grande» nella strada di Santia Maria di Costantinopoli, «lo palazzo et
giardino di s[an]to Nastase» e «lo castello de Tora» . La sua biblioteca,
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di circa mezzo migliaio di volumi, ci mostra un panorama prezioso su
quei decenni incerti tra le riforme del viceré Toledo e la Napoli barocca.
Come nella maggior parte dei togati che studieremo qua, non si trattava
di una di una raccolta universale, dove non trapelano le preferenze del
lettore, ma, una scelta orientata da veri e propri interessi storici e scien-
tifici. Dominavano ancora i testi latini e greci, e quelli del pieno Rinasci-
mento – c’erano, per esempio, testi di Ficino, del Pontano e di altri uma-
nisti napoletani –, oltre ai testi storici: Giordano fu egli stesso autore
d’una cronaca inedita «de la Antiquità de Nap(oli)» . In quel mondo
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8 F. Bouza, Del escribano a la biblioteca, Akal, Madrid, 2018, cap. IV.
9 M. Donattini, Orizzonti geografici dell’editoria italiana (1493-1560), in A. Pro-
speri, W. Reinhard, Il novo mondo nella coscienza italiana e tedesca del Cinque-
cento cit., p. 89. Si vedano alcuni esempi di biblioteche dell’umanesimo napole-
tano (senza libri di tema americano) in C. Tristano, La biblioteca di un umanista
calabrese: Aulo Giano Parrasio, Vecchiarelli Editore, Roma, 1989; D.E. Rhodes,
An unknown library in South Italy in 1557, «Transactions of the Cambridge Bi-
bliographical Society», 6, 2 (1973), pp. 115-125.
10 Asn, Notaio Fabrizio Bassi (sch. 141), B. 52, c. 261, c. 241 r.
11 Asn, Notaio Fabrizio Bassi (sch. 141), B. 52, c. 261 v. e 262 r. La cronaca,
anche inventariata, si conserva attraverso vari manoscritti nelle biblioteche napole-
tane (si veda G. Rea, Scavi archeologici e scoperte di antichità nella città di Napoli nella
Historia Neapolitana di Fabio Giordano, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)