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                napoletane di libri e manoscritti che i cataloghi editoriali non associa-
                vano all’Italia meridionale. La città di Napoli e il suo Regno appaiono
                come il punto d’incrocio dei grandi centri intellettuali dell’Italia centro-
                settentrionale  con  le  fonti  spagnole,  nate  dall’esperienza  diretta
                dell’America 114 . Questa mescolanza di fonti non è attribuibile soltanto
                alla  Monarchia  degli  Asburgo,  ma  all’insieme  più  ampio  dei  vincoli
                d’ogni sorta che univano il Regno con la lingua, le usanze, le genti della
                Spagna, che finirono per segnare la prospettiva napoletana sul mondo
                d’Oltremare. Per il resto, le novità dovettero prendere piede – come al-
                trove – tra le vecchie convinzioni, condizionate dai prestigi antichi, dal
                fascino rinnovato dell’Oriente, e quando penetrarono lo fecero in modo
                diseguale. L’attenzione tardiva da parte dell’Europa e la velocità degli
                avvenimenti sembrano aver privilegiato, per esempio, la storia del Perù,
                abbastanza  presente  sugli  scaffali  e  nell’immaginario  napoletano,  ri-
                spetto alla prima stagione delle conquiste 115 .
                   Solo in una certa misura i libri riuscirono a cogliere l’influsso che
                il Nuovo Mondo ebbe sulla moderna coscienza europea; le orme d’un
                fenomeno tale non si dovrebbero cercare soltanto tra i limiti piuttosto
                rigidi della cultura che entrava nella stampa, ma anche in altri ambiti
                della vita culturale più suscettibili alle variazioni, che, tuttavia, riman-
                gono spesso occulte. Basterebbe cercarne la presenza diffusa al di là
                delle cronache e delle cosmografie, per scoprire che tra Cinque e Sei-
                cento dovette nascere qualcosa di simile a un sentimento del Nuovo
                Mondo. L’Introduzione al Simbolo della Fede di fra’ Luis de Granada,
                uno dei libri spagnoli più frequenti nelle grandi case napoletane, e in
                generale fuori dalla Spagna 116 , non è certo considerato tra i libri di
                tema americano, ma contiene frasi come questa, che ben poterono na-
                scere davanti a un mappamondo:

                   E distendiamo al presente gl’occhi per tutto l’universo mondo, cioè per le
                tre principali parti che sono Asia, Africa et Europa; e nella quarta, che ora si
                ha scoperta nelle Indie Occidentali, che chiamano nuovo mondo; e corriamo
                per tutte le Isole dell’Arcipelago, e per tutte quelle del mar Oceano […]; e mi-
                riamo quante femine saranno gravide in tutti questi emisp[h]eri, e quanti bam-
                bini e bambine saranno giunti a questo punto, in cui loro ha da essere infusa
                l’anima. […]. 117


                   114  A. Albonico, Il mondo americano cit., pp. 112 sgg.
                   115  M. Donattini, Orizzonti geografici cit., p. 93; T. Cirillo, La scoperta dell’Ame-
                rica nei letterati meridionali tra Cinque e Seicento, in G. B. de Cesare (a cura di), Il
                Nuovo Mondo tra Storia e invenzione cit., pp. 203-233.
                   116  T. Dadson, Las obras de fray Luis de Granada en las bibliotecas particulares
                españolas  in  Libros,  lectores  y  lecturas.  Estudios  sobre  bibliotecas  particulares
                españolas del siglo de Oro, Arco Libros, Madrid, 1998, pp. 51-70.
                   117  L. de Granada, Introduzione al símbolo della fede, Presso Paolo Baglioni, In
                Venezia, 1703, p. 154.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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