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Echi del nuovo mondo nelle biblioteche napoletane tra i secoli XVI e XVII   521


                    riscriveva scherzosamente le avventure degli spagnoli in America – ci
                    sono le colonne d’Ercole sulla prima pagina – :

                       Le genti, che venian dal nuovo Mondo
                       Giunsero a Spagna, e scaricaro tutti
                       Del gran tabbacco il desiato pondo.

                       […]

                       Ogni campagna, ogni giardino, ogn’orto
                       Ogni vaso, ogni pigna, ogni scodella
                       Fu piena di tabbaco in tempo corto 110 .

                       Il Nuovo Mondo era anche arrivato in qualche modo nei feudi della
                    Calabria  Ultra,  dove  dimoravano  i  Borgia  d’Aragona  a  fine  Cinque-
                    cento. Tra i beni che rimasero nel castello di Squillace dopo la morte
                    di don Pietro Borgia, nel 1607, c’erano circa cinquanta libri, quasi tutti
                    religiosi: spiccano una «Cronica del Regno del Perú» – probabilmente
                    in spagnolo, come altri volumi dell’inventario –, gli «Avvisi dell’Indie di
                    Portogallo», che contenevano alcune lettere dei gesuiti del Brasile 111 , e
                    certi «libri de semplici aromatici» 112 . Queste notizie sui mondi lontani,
                    completati da «una gabia di ferro filato di pappagallo 113 », acquistano
                    grande  importanza  dal  punto  di  vista  dell’erede.  Donn’Anna  Borgia
                    d’Aragona si era sposata in Spagna qualche anno prima con un suo
                    parente, don Francisco de Borja y Aragón, che nel 1614 venne nomi-
                    nato viceré del Perù. Qualche mese dopo, la principessa napoletana
                    poté guardare con i propri occhi le coste americane, sulle quali aveva
                    forse letto o ascoltato qualcosa nel vecchio castello calabrese, foss’an-
                    che stato attraverso il pallido riflesso delle carte.


                    Conclusione

                       La storia delle biblioteche non si può ridurre agli scaffali: esige di non
                    fermarsi sui dati e di avanzare congetture riguardo a correnti non sem-
                    pre documentabili. Attraverso quello che dicono e quello che tacciono,
                    gli inventari notarili ci hanno confermato che la curiosità e un brulicare
                    anonimo ed invisibile di viaggiatori e commercianti rifornirono le case


                       110  F. Zucchi, La Tabbaccheide. Scherzo estivo sopra il tabacco, Appresso Massio
                    Salvioni, In Ascoli, 1636.
                       111  Potrebbero essere, tra le altre possibilità, i Diversi avvisi particolari dall’Indie
                    di Portogallo, ricevuti dall’anno 1551 fino al 1558 dalli reverendi padri della compa-
                    gnia di Giesù, [Michele Tramezzino, Venezia, 1559].
                       112  Asn, Not. Giovanni Giacomo Benincasa (sch. 483) B. 20, n.n.
                       113  Ivi, c. 11 r.


                                               Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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