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520 Ignacio Rodulfo Hazen
segni che ci permettano d’intuire nessuna preferenza; dobbiamo solo
notare che tra gli scaffali degli Alarcón troviamo l’edizione del 1596
del fondamentale «Natura Novi Orbis» de José de Acosta 107 . Per il re-
sto, questo tipo di raccolta enciclopedica –compreso l’Acosta– l’ab-
biamo trovata anche tra i togati, come il Reggente Cacace. Ci sono
invece un paio di casi preziosi che tracciano un rapporto originale
dei grandi aristocratici con l’America, edificato sulla base dei vincoli
del Regno di Napoli all’interno della Monarchia Cattolica. Com’è ben
noto, la presenza del medico Nardo Antonio Recchi alla corte di Fi-
lippo II fu l’inizio del grande contributo napoletano alla conoscenza
dell’America: cioè la pubblicazione del Tesoro Messicano da parte
dell’Accademia dei Lincei nel 1651 108 . Sono invece poco conosciute le
conseguenze del rapporto diretto che molti nobili napoletani ebbero
con la corte di Spagna, per altre vie rispetto a quelle percorse dal
Recchi, ma altrettanto intense.
Non a caso furono spesso famiglie d’origine ispanica, insediate nel
Regno tra l’ultimo Quattrocento e il primo Cinquecento, a incarnare
questi vincoli italo-spagnoli che talora raggiunsero il Nuovo Mondo:
per esempio, i suddetti Alarcón di Mendoza e i Borgia d’Aragona, prin-
cipi di Squillace. Nonostante l’integrazione nell’aristocrazia parteno-
pea, come marchesi della Valle Siciliana, gli Alarcón ravvivarono ogni
tanto i propri legami con la terra d’origine, visitando la corte degli Au-
strias o arruolandosi nelle loro campagne militari. Il IV marchese della
Valle, don Pietro Gonzales de Mendoza, fu il primo membro del lignag-
gio di madre napoletana e padre spagnolo. Nel 1576, il medico Anni-
bale Briganti, di Chieti, gli dedicò la sua traduzione dell’Historia de i
semplici aromati delle Indie Orientali, di Garcia de Orta, e quello di
Nicolás Monardes «di quelle che si portano dall’Indie Occidentali» 109 .
Non sembra casuale che la traduzione dal portoghese e dalla «lingua
spagnuola castigliana» fosse legata ai feudi abruzzesi degli Alarcón,
dove la lingua e le cose della Spagna non erano sconosciute. Qualche
decennio più tardi, nel 1638, un altro abruzzese, Francesco Zucchi,
legato al V marchese della Valle, compose la Tabbaccheide, che
107 Asn, Not. Nicola Antonio Cepollaro (sch. 22), B. 2, c. 209 r. Si vedano altri
libri sui Nuovi Mondi nelle carte 192 r., 194 v., 196 r., 197 v., 198 r., 201 r., 204
v., 205 r., 210 v., 216 r.
108 J. M. López Piñero e José Pardo Tomás, Nardo Antonio Recchi y la inicial
recepción europea, a través de Nápoles, de los materiales de la expedición de fran-
cisco Hernández, in M. Bosse e A. Stoll (a cura di) Napoli Viceregno Spagnolo cit.,
pp. 261-292; Giovanni Baffetti, I lincei e il Tesoro Messicano, «Lettere italiane», 61,
3 (2009), pp. 354-365; M. E. Cadeddu e M. Guardo, Il Tesoro Messicano: libri e
saperi tra Europa e Nuovo Mondo, Olshki, Firenze, 2013.
109 G. de Orta, N. Monardes, Dell’Historia de i semplici aromati, et altre cose, che
vengono pórtate dall’Indie orientali, a cura di A. Briganti, s.s., In Venetia, 1576.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XX - Dicembre 2023
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)