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Il trattato di commercio anglo-napoletano del 1845 173
straniere, in primo luogo genovesi . Durante tutta la seconda metà del
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Settecento il Regno di Napoli gioca, sebbene in maniera discontinua e
spesso incoerente, le sue carte politiche e commerciali, sullo sfondo di
una competizione mercantilistica in cui le affermazioni di sovranità
devono fare i conti con i rapporti di forza economici e politici .
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Alla fine del secolo XVI le navi inglesi entravano nel Mediterraneo
cariche di stagno e piombo, seguite da quelle olandesi e anseatiche ,
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con il grano destinato a compensare le crisi cerealicole susseguitesi
nei paesi mediterranei .
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La decadenza del Mediterraneo mercantile inquadra e in parte
spiega in particolare la decadenza dell’Italia meridionale che, grazie
alla discesa dei mercanti nordici fra Cinque e Seicento, non veniva
certo tagliata fuori dai giochi dello scambio e dalle trasformazioni in
corso . Da allora la rotta che dalle isole britanniche toccava i maggiori
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porti mediterranei, diveniva una nuova via commerciale , con conse-
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guenze di lunga durata, come il monopolio del commercio mediterra-
neo da parte delle potenze atlantiche, fino alla trasformazione del Me-
diterraneo in un mare inglese . La rete commerciale costruita dai
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mercantili nordici disseminava nei maggiori porti mediterranei gruppi
di mercanti e consoli che, se in un primo momento si limitavano ad
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8 I genovesi, all’ombra della monarchia spagnola, conquistarono e mantennero
nel Regno di Napoli il ruolo di grande potenza mercantile e finanziaria per un paio
di secoli. Cfr. G. Luzzatto, Storia economica dell’età moderna e contemporanea, Vol.
I, Cedam, Padova, 1950, pp. 333-335.
9 A. Clemente, Da Tripoli a Messina. Spazi contesi nel Mediterraneo settecente-
sco, tra complementarità macroeconomiche e gelosia del commercio, «Storia Econo-
mica» n. 1 (2018), p. 16.
10 F. Braudel, Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, Einaudi,
Torino, 1953, p. 381.
11 A partire dalla seconda metà del XVI secolo il fenomeno comune a tutto il
bacino mediterraneo era il ritiro delle borghesie mercantili dai traffici commerciali
e il ritorno alla terra, lasciando campo libero ai mercanti nordeuropei. Cfr. C.M.
Cipolla (a cura di), Il declino economico dell’Italia, Storia dell’economia italiana, Vol.
I, Secoli VII-XVII, Einaudi, Torino, 1959.
12 B. Salvemini, Negli spazi mediterranei della «decadenza». Note su istituzioni,
etiche e pratiche mercantili della tarda età moderna, «Storica» n. 51 (2011), p. 9; Id,
L'innovazione precaria. Spazi, mercati e società nel Mezzogiorno fra Settecento e Ot-
tocento, Donzelli, Roma, 1995.
13 M. Fusaro, Reti commerciali e traffici globali in età moderna, Laterza, Roma-
Bari, 2008, pp. 41-46.
14 G. Pagano De Divitiis, Il Mezzogiorno d’Italia e l’espansione commerciale in-
glese, «Archivio storico per le provincie napoletane» (1982), pp. 125-151; Id., Mer-
canti inglesi nell’Italia del Seicento, Marsilio, Venezia, 1990.
15 Sulla funzione commerciale dei consoli inglesi nel Mezzogiorno vedi H. Koe-
nisberger, English Merchants in Naples and Sicily in the Seventeenth Century, «The
English Historical Review» (1947), pp. 304-326.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)