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178 Vincenzo Pintaudi
prevalentemente agricolo, che scambiava derrate alimentari e materie
prime, con l’Inghilterra che si posizionava come primo partner com-
merciale delle Due Sicilie, inserendo il sistema economico del Mez-
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zogiorno in un’ampia e complessa rete di economie e mercati interna-
zionali , complementari e speculari all’economia britannica.
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La Gran Bretagna aveva ormai consolidato il suo primato indu-
striale e commerciale in Europa e nel mondo; produceva i 2/3 del car-
bone mondiale, metà del ferro, metà dei tessuti di cotone prodotti su
scala industriale . In nessun altro luogo come nell’Inghilterra del se-
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colo XIX il processo di industrializzazione aveva assunto lo stesso ca-
rattere di autonomia e organicità tale da trasformare l’intera struttura
sociale del paese ; ciò le consentiva una capacità di penetrazione nei
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mercati europei e mondiali mai raggiunta prima.
L’industria britannica andava espandendosi dentro un vuoto in-
ternazionale, spesso creato dalla marina britannica stessa, per impe-
dire che potenze commerciali rivali potessero inserirsi negli sbocchi
commerciali .
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La necessità di far uscire il Regno delle Due Sicilie dalla crisi eco-
nomica e finanziaria dei primi anni Venti del secolo XIX , spinse il
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governo napoletano a cambiare rotta nella sua politica doganale.
45 I paesi con cui il Regno delle Due Sicilie svolgeva traffici più intensi erano la
Francia e la Gran Bretagna. Specie per il commercio di importazione la preponde-
ranza di questi due paesi era quasi schiacciante: i prodotti di provenienza inglese
rappresentavano all’incirca il 35% delle importazioni totali, quelli di provenienza
francese circa il 30%, cosicché i due paesi riuniti fornivano al Regno presso a poco
i due terzi dei prodotti esteri. (…) La situazione era lievemente diversa per il com-
mercio di esportazione. Qui erano la Francia e l’Austria ad occupare il primo rango
in ordine di importanza, e la Gran Bretagna veniva solo al terzo posto, se pure, nel
corso del periodo considerato, l’entità delle esportazioni verso questo paese era
andata continuamente crescendo, tanto da portarlo al primo posto in qualche anno
isolato. Cfr. A. Graziani, Il commercio estero del Regno delle Due Sicilie dal 1838 al
1858, Archivio economico dell’unificazione italiana, Serie I – Vol. X, Roma, 1960,
pp. 21-22.
46 A. Lepre, Sui rapporti tra Mezzogiorno ed Europa nel Risorgimento, «Studi Sto-
rici», n. 3 (1969), pp. 548-586; P. Bevilacqua, Il Mezzogiorno nel mercato internazio-
nale, «Meridiana», n.1 (1987), pp. 19-45.
47 E. Hobsbawm, La rivoluzione industriale e l’impero cit., pp. 147-171.
48 T. Kemp, L’industrializzazione in Europa nell’800 cit., p. 50.
49 E. Hobsbawm, La rivoluzione industriale e l’impero cit., p. 149.
50 La crisi finanziaria riaperta dalla rivoluzione e giunta a livelli assai gravi nel
’21 e negli anni seguenti, era tale da condizionare l’intera opera del governo, e il
Medici si trovava di fronte allo spettro della bancarotta, che egli aveva scongiurato
dopo il ritorno dei Borbone dalla Sicilia. Cfr. G. Cingari, Mezzogiorno e Risorgi-
mento. La Restaurazione a Napoli dal 1821 al 1830 cit., pp. 141-175; vedi anche L.
Blanch, Luigi de’ Medici come uomo di Stato ed amministratore, «Archivio Storico
per le Provincie Napoletane» (1925), pp. 106-197.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XXI - Aprile 2024
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)