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essere scomparsi dal mercato librario da tempo. Ad Asti si scoprivano
ancora Bibbie di Brucioli, il Salterio, testi di Erasmo e l’epistolario pao-
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lino «in lingua toscana» . A Vercelli nel 1628 vi era ancora chi posse-
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deva le opere di Bernardino Ochino .
Il problema ovviamente rimanevano i confini, specie quelli con la
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Svizzera . Il 15 gennaio 1628 si dovette addirittura ricordare all’in-
quisitore di Como di non commettere eccessi a Sondrio contro gli ere-
tici, pur condividendone la decisione che «si netti il paese da ogni
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gente infetta» . Il 16 febbraio da Roma si richiedeva all’inquisitore di
Belluno una lista di libri (oggi perduta) «che siano per introdursi in
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Italia con le balle di mercantie» . Poche settimane dopo si tornava a
scrivere a Como:
È parso degno di molta consideratione l’avviso che dà Vostra Reverentia
delli numerosi esemplari dell’Istitutione di Calvino introdotti in Italia, et questi
miei Signori illustrissimi mi hanno ordinato ch’io le risponda ch’ella procuri
d’informarsene meglio, et ne dia avviso. In quanto poi alli ciavattini che vanno
nelle Città del Dominio veneto di Terraferma disseminando heresie et por-
tando dette Institutioni et altri libri simili potrà Vostra Reverentia procurare
di sapere i nomi loro et notificandoli qua perché si darà ordine per la loro
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carceratione, et si faranno altre provisioni che si giudicaranno espedienti .
La lettera di Millini indicava nell’Institutio il testo protestante di mag-
gior diffusione, e nei «ciavattini» ambulanti un rischio. Difficile saperne
di più. Ancora qualche mese dopo si sarebbe scritto agli inquisitori di
Brescia, Padova, Vicenza e Verona che «gli si era havuto avviso che
alcuni heretici di Poschiavo passando nel Dominio veneto per eserci-
tare l’arte di ciavattino vi introducono Institutioni di Calvino et altri libri
perniciosissimi, commettendo anche altri disordini in pregiuditio della
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religione cattolica» . Dunque probabilmente non si trattava che di
alcuni emigrati dalle valli dei Grigioni di confessione riformata che
erano andati a cercar fortuna nella Serenissima.
Tutto ciò non significa che libri anche riformati non venissero
inviati in Italia, specialmente a scopo commerciale. La differenza fon-
damentale era la mancanza di un progetto di propaganda vero e pro-
prio. Rispetto a quanto accaduto nel secolo precedente, nessuno
38 Acdf, Sant’Offizio, St. st., GG 1 – f, Asti: ff. 74r-77v.
39 Ivi, St.St. O 2 – m ff. 120 e segg.
40 Vedi per es. A. Pastore (a cura di), Confini e frontiere nell’età moderna. Un confronto
fra discipline, Franco Angeli, Milano, 2007.
41 Bav, Barb. lat. 6336, 15 gennaio 1628.
42 Ivi, 16 febbraio.
43 Ivi. 18 marzo 1628.
44 Ivi, f. 263r. 23 settembre 1628.
n. 47
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)