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                 senza la possibilità di insediare un pastore nella città toscana. In ogni
                 caso, occorre concordare con le considerazioni conclusive di Barbara
                 Donati: sul lungo periodo, il Granduca seppe offrire una sorta di trat-
                 tamento benevolo verso i mercanti inglesi, che non esitarono a fare di
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                 Livorno un avamposto privilegiato .
                    La presenza di stranieri in Italia nel trentennio in esame fu dunque
                 significativa ma non ebbe un impatto determinate nella diffusione di
                 idee protestanti nella penisola. Si badava a salvaguardare i commerci
                 e gli affari, e a garantirsi alcune libertà. Tuttavia, una circolazione di
                 testi eterodossi pure non mancò, sebbene essa fosse incoraggiata da
                 una minoranza tra gli stranieri. La diffusione di libri ereticali e Bibbie
                 riformate nel periodo 1620-1648 può essere individuata prevalente-
                 mente attraverso le fonti inquisitoriali. I timori espliciti della circola-
                 zione di opere protestanti sono significativi ma non numerosi. Il
                 copialettere dell’anno 1628 del cardinale Giovanni Garzia Millini, segre-
                 tario del Sant’Ufficio, restituisce uno spaccato chiaro di quale fosse la
                 dimensione del fenomeno, e in che cosa consistessero le preoccupa-
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                 zioni ricorrenti della Congregazione . Il controllo sui costumi del clero,
                 sugli abusi nella Chiesa e sui viaggiatori stranieri costituiva la gran
                 parte dell’attività di quella burocrazia. Emergono dalla lettura del
                 volume la lentezza delle sedi locali nell’applicare i decreti, e le soper-
                 chierie di vicari e controllori. L’ufficio del cardinal Millini appariva
                 spesso dotato di maggiore buon senso e concretezza dei singoli inqui-
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                 sitori . In ogni caso, tra più di un migliaio di pagine di regesti e tra-
                 scrizioni di lettere – e v’è da ritenere si trattasse di una annata
                 pressoché standard – poco più di una decina fanno riferimento a una
                 esplicita propaganda protestante nella penisola, che fu un fenomeno
                 presente ma assai limitato.
                    Esse riguardavano prevalentemente l’ingresso di libri proibiti per le
                 vie commerciali. Nel gennaio e nell’aprile del 1620, ad esempio, giun-
                 sero sollecitazioni dal parte del Sant’Ufficio all’arcivescovo di Napoli,
                 Decio Carafa affinché si dedicasse con la massima solerzia a control-
                 lare e perquisire le navi provenienti dall’Inghilterra e dall’Olanda, non
                                                                            34
                 permettendo che da queste venissero sbarcati libri proibiti . Nono-



                    31  B. Donati, Tra Inquisizione e Granducato. Storie di inglesi nella Livorno del primo
                 Seicento cit.
                    32  Bav, Barb. Lat. 6336.
                    33  Si veda M. Gotor, Gian Garzia Millini, in A. Prosperi, J. Tedeschi (a cura di), Dizio-
                 nario storico dell’Inquisizione, Edizioni della Scuola Normale, Pisa, 2010.
                    34  P. Lopez, Inquisizione, stampa e censura nel regno di Napoli tra ‘500 e ‘600, Ed. del
                 Delfino, Napoli, 1974, p. 224; cfr. G. Monti, Legislazione statale ed ecclesiastica sulla
                 stampa nel Viceregno Austriaco di Napoli, in Scritti giuridici in onore di Santi Romano, vol.
                 I, Cedam, Padova, 1939, p. 5.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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