Page 100 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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senza la possibilità di insediare un pastore nella città toscana. In ogni
caso, occorre concordare con le considerazioni conclusive di Barbara
Donati: sul lungo periodo, il Granduca seppe offrire una sorta di trat-
tamento benevolo verso i mercanti inglesi, che non esitarono a fare di
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Livorno un avamposto privilegiato .
La presenza di stranieri in Italia nel trentennio in esame fu dunque
significativa ma non ebbe un impatto determinate nella diffusione di
idee protestanti nella penisola. Si badava a salvaguardare i commerci
e gli affari, e a garantirsi alcune libertà. Tuttavia, una circolazione di
testi eterodossi pure non mancò, sebbene essa fosse incoraggiata da
una minoranza tra gli stranieri. La diffusione di libri ereticali e Bibbie
riformate nel periodo 1620-1648 può essere individuata prevalente-
mente attraverso le fonti inquisitoriali. I timori espliciti della circola-
zione di opere protestanti sono significativi ma non numerosi. Il
copialettere dell’anno 1628 del cardinale Giovanni Garzia Millini, segre-
tario del Sant’Ufficio, restituisce uno spaccato chiaro di quale fosse la
dimensione del fenomeno, e in che cosa consistessero le preoccupa-
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zioni ricorrenti della Congregazione . Il controllo sui costumi del clero,
sugli abusi nella Chiesa e sui viaggiatori stranieri costituiva la gran
parte dell’attività di quella burocrazia. Emergono dalla lettura del
volume la lentezza delle sedi locali nell’applicare i decreti, e le soper-
chierie di vicari e controllori. L’ufficio del cardinal Millini appariva
spesso dotato di maggiore buon senso e concretezza dei singoli inqui-
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sitori . In ogni caso, tra più di un migliaio di pagine di regesti e tra-
scrizioni di lettere – e v’è da ritenere si trattasse di una annata
pressoché standard – poco più di una decina fanno riferimento a una
esplicita propaganda protestante nella penisola, che fu un fenomeno
presente ma assai limitato.
Esse riguardavano prevalentemente l’ingresso di libri proibiti per le
vie commerciali. Nel gennaio e nell’aprile del 1620, ad esempio, giun-
sero sollecitazioni dal parte del Sant’Ufficio all’arcivescovo di Napoli,
Decio Carafa affinché si dedicasse con la massima solerzia a control-
lare e perquisire le navi provenienti dall’Inghilterra e dall’Olanda, non
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permettendo che da queste venissero sbarcati libri proibiti . Nono-
31 B. Donati, Tra Inquisizione e Granducato. Storie di inglesi nella Livorno del primo
Seicento cit.
32 Bav, Barb. Lat. 6336.
33 Si veda M. Gotor, Gian Garzia Millini, in A. Prosperi, J. Tedeschi (a cura di), Dizio-
nario storico dell’Inquisizione, Edizioni della Scuola Normale, Pisa, 2010.
34 P. Lopez, Inquisizione, stampa e censura nel regno di Napoli tra ‘500 e ‘600, Ed. del
Delfino, Napoli, 1974, p. 224; cfr. G. Monti, Legislazione statale ed ecclesiastica sulla
stampa nel Viceregno Austriaco di Napoli, in Scritti giuridici in onore di Santi Romano, vol.
I, Cedam, Padova, 1939, p. 5.
n. 47
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)