Page 97 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                   Stranieri eretici, propaganda e convivenza nell’Italia della guerra dei Trent’anni 521


                      Le connessioni tra Italia e Germania tuttavia non passavano solo
                   per via della presenza di soldati. Venezia rimaneva un centro commer-
                   ciale importante per l’Impero, nonostante le altalenanti vicende del
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                   Fondaco dei Tedeschi . Possiamo dunque inserire la presenza di scritti
                   di protestanti residenti in città all’interno di quella “ephemeral city”
                   descritta da Rosa Salzberg: fogli volanti e stampe a basso costo, scevre
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                   spesso di qualsiasi intento di vera propaganda . Allo stesso modo,
                   Venezia era tanto luogo di produzione di testi eterodossi, quanto desti-
                   nazione della propaganda. In questo quadro, Trento diveniva dunque
                   uno snodo cruciale, porta e luogo di controllo delle stampe introdotte
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                   nella penisola .
                      Noto agli studi è poi in particolare il caso della città di Livorno. Le
                   “leggi livornine” non garantivano particolari libertà ai protestanti, seb-
                   bene mercanti eretici stranieri non mancassero nel porto fin dalla fine
                   del sedicesimo secolo. Ai primi del Seicento la presenza di olandesi e
                   tedeschi era cresciuta, al punto che la “nazione olandese-alamanna”
                   riuscì a ottenere il riconoscimento e l’elezione di un console nel 1622.
                   In ogni caso, la componente germanofona protestante era fortemente
                   controllata, e solo nel 1683 sarebbe stata permessa la nomina di un
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                   pastore . Analogamente, la comunità inglese aumentò significativa-
                   mente, nonostante negli anni quaranta fosse attraversata da divisioni
                   connesse alla guerra civile. La comunità di espatriati inglesi crebbe a
                   tal punto da offrire, nel corso del Seicento, una sorta di rappresen-
                   tanza e tutela a sudditi di altre paesi del nord Europa: basti pensare
                   al ruolo avuto dal Longland con gli ambasciatori di Moscovia nel loro
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                   viaggio in Toscana e a Venezia . Livorno divenne davvero una sorta


                      23  K-E. Lupprian, Il fondaco dei tedeschi e la sua funzione di controllo del commercio
                   tedesco a Venezia, Centro Tedesco di Studi Veneziani, Venezia, 1978.
                      24  R. Salzberg, Ephemeral City: Cheap Print and Urban Culture in Renaissance Venice,
                   Manchester University Press, Manchester, 2014; D. Calabi, Gli stranieri nella capitale
                   della repubblica veneta nella prima età moderna, «Mélanges de l’Ecole française de Rome.
                   Italie et Méditerranée», 2, CXI (1999), pp. 721-732; Id., Gli stranieri e la città, in V. A.
                   Tenenti, U. Tucci (a cura di), Storia di Venezia, Il Rinascimento: società ed economia, Isti-
                   tuto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 1996, pp. 913-946.
                      25  S. Luzzi, Stranieri in città. Presenza tedesca e società urbana a Trento (secoli XV-
                   XVIII), Il Mulino, Bologna, 2003.
                      26  Cfr. ad es. Bav, Barb. lat. 6336, f. 188v. 15 luglio 1628. All’arcivescovo di Pisa. «È
                   stata letta in questa Sacra Congregatione la nota di quegli oltramontani che non si sono
                   comunicati nella Pasqua passata in Livorno, dove si ritrovano, et perché l’Inquisitione
                   costì consulta quel che deve fare con i suoi oltramontani, et in particolare Inglesi et fiam-
                   menghi, contro i quali non ha altri inditii d’heresia se non il sospetto del paese et il non
                   comunicarsi la Pasqua; questi miei Signori Illustrissimi hanno ordinato che io le scriva
                   che li osservi diligentemente, et circa il confessarsi et communicarsi, tratti con Vostra
                   Signoria, a cui spetta a provvedervi».
                      27  S. Villani, Ambasciatori russi a Livorno e rapporti tra Moscovia e Toscana nel XVII
                   secolo, «Nuovi studi livornesi», XV (2008), pp. 37-95.


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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