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Stranieri eretici, propaganda e convivenza nell’Italia della guerra dei Trent’anni 521
Le connessioni tra Italia e Germania tuttavia non passavano solo
per via della presenza di soldati. Venezia rimaneva un centro commer-
ciale importante per l’Impero, nonostante le altalenanti vicende del
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Fondaco dei Tedeschi . Possiamo dunque inserire la presenza di scritti
di protestanti residenti in città all’interno di quella “ephemeral city”
descritta da Rosa Salzberg: fogli volanti e stampe a basso costo, scevre
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spesso di qualsiasi intento di vera propaganda . Allo stesso modo,
Venezia era tanto luogo di produzione di testi eterodossi, quanto desti-
nazione della propaganda. In questo quadro, Trento diveniva dunque
uno snodo cruciale, porta e luogo di controllo delle stampe introdotte
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nella penisola .
Noto agli studi è poi in particolare il caso della città di Livorno. Le
“leggi livornine” non garantivano particolari libertà ai protestanti, seb-
bene mercanti eretici stranieri non mancassero nel porto fin dalla fine
del sedicesimo secolo. Ai primi del Seicento la presenza di olandesi e
tedeschi era cresciuta, al punto che la “nazione olandese-alamanna”
riuscì a ottenere il riconoscimento e l’elezione di un console nel 1622.
In ogni caso, la componente germanofona protestante era fortemente
controllata, e solo nel 1683 sarebbe stata permessa la nomina di un
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pastore . Analogamente, la comunità inglese aumentò significativa-
mente, nonostante negli anni quaranta fosse attraversata da divisioni
connesse alla guerra civile. La comunità di espatriati inglesi crebbe a
tal punto da offrire, nel corso del Seicento, una sorta di rappresen-
tanza e tutela a sudditi di altre paesi del nord Europa: basti pensare
al ruolo avuto dal Longland con gli ambasciatori di Moscovia nel loro
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viaggio in Toscana e a Venezia . Livorno divenne davvero una sorta
23 K-E. Lupprian, Il fondaco dei tedeschi e la sua funzione di controllo del commercio
tedesco a Venezia, Centro Tedesco di Studi Veneziani, Venezia, 1978.
24 R. Salzberg, Ephemeral City: Cheap Print and Urban Culture in Renaissance Venice,
Manchester University Press, Manchester, 2014; D. Calabi, Gli stranieri nella capitale
della repubblica veneta nella prima età moderna, «Mélanges de l’Ecole française de Rome.
Italie et Méditerranée», 2, CXI (1999), pp. 721-732; Id., Gli stranieri e la città, in V. A.
Tenenti, U. Tucci (a cura di), Storia di Venezia, Il Rinascimento: società ed economia, Isti-
tuto dell’Enciclopedia Italiana, Roma, 1996, pp. 913-946.
25 S. Luzzi, Stranieri in città. Presenza tedesca e società urbana a Trento (secoli XV-
XVIII), Il Mulino, Bologna, 2003.
26 Cfr. ad es. Bav, Barb. lat. 6336, f. 188v. 15 luglio 1628. All’arcivescovo di Pisa. «È
stata letta in questa Sacra Congregatione la nota di quegli oltramontani che non si sono
comunicati nella Pasqua passata in Livorno, dove si ritrovano, et perché l’Inquisitione
costì consulta quel che deve fare con i suoi oltramontani, et in particolare Inglesi et fiam-
menghi, contro i quali non ha altri inditii d’heresia se non il sospetto del paese et il non
comunicarsi la Pasqua; questi miei Signori Illustrissimi hanno ordinato che io le scriva
che li osservi diligentemente, et circa il confessarsi et communicarsi, tratti con Vostra
Signoria, a cui spetta a provvedervi».
27 S. Villani, Ambasciatori russi a Livorno e rapporti tra Moscovia e Toscana nel XVII
secolo, «Nuovi studi livornesi», XV (2008), pp. 37-95.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)