Page 110 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 2. I processi di riscatto in demanio tra Napoli e le province

                    La possibilità da parte dei poteri locali di avanzare la richiesta di
                 devoluzione fu formalizzata nel 1536, quando Carlo V introdusse lo jus
                 praelationis con l’intento di favorire o, meglio, preferire, in caso di ven-
                 dita di un feudo, le università ai baroni «il che rispondeva – scriveva
                 Lodovico Bianchini – autorizzarle a francarsi da quella servitù a proprie
                 spese e valeva quanto se loro si fosse imposto una contribuzione
                 uguale al prezzo che pagavano. A questa specie di comprato privilegio
                 si diè allora il proprio nome di proclamare al regio demanio o procla-
                                     13
                 mazione alla libertà» .
                    La richiesta di devoluzione diventava possibile allorché il feudo, vuoi
                 per l’eccessivo indebitamento delle casse baronali, vuoi per l’interru-
                 zione della linea successoria in mancanza di eredi entro il quinto grado
                 di parentela, rientrava nella disponibilità della regia corte, che poteva
                                                        14
                 disporne la vendita al migliore offerente . In questo contesto i poteri
                 municipali o – per meglio dire – il ceto dei ‘demanisti’, appellandosi al
                 diritto di prelazione, potevano proporsi come potenziali acquirenti tra
                 quanti intendevano concorrere all’aggiudicazione del feudo in vendita,
                 facendosi carico di tutte le spese necessarie non solo all’effettivo acqui-
                 sto, ma anche alla gestione dell’intero iter procedurale tra Napoli e il
                 territorio.
                    Attorno a queste vicende si attivarono, a diversi livelli, istanze poli-
                 tiche e sociali che mettevano volta a volta in discussione vantaggi e
                 svantaggi della possibile demanializzazione di città infeudate o della
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                 infeudazione di città regie . Il passaggio di una città da feudo a dema-
                 nio e viceversa produceva, infatti, e ridefiniva gli equilibri politici. Il
                 conseguimento del regime demaniale poteva, di fatto, favorire nello sce-
                 nario locale l’affermarsi e il predominio di nuovi gruppi emergenti; e,
                 dall’altro lato, esso consentiva di congelare o attenuare il peso di alcune
                 famiglie feudali nelle relazioni con le forze politiche a Napoli e a Madrid.
                    Le trattative giurisdizionali e le operazioni economiche erano ammi-
                 nistrate direttamente e prevalentemente a Napoli, per il tramite di avvo-
                 cati per lo più di origine napoletana, ma attivi nelle province, che
                 discutevano presso i tribunali la prelazione e il prezzo di vendita del



                    13  Il corsivo della citazione è mio. L. Bianchini, Della storia delle finanze cit., II, p. 259.
                    14  Per un’analisi dell’indebitamento strategico o strutturale e il comportamento della
                 grande nobiltà per superare e aggirare le difficoltà economiche, cfr. L. Alonzi, Famiglia,
                 patrimonio e finanze nobiliari. I Boncompagni (secoli XVI-XVIII), Laicata, Manduria, 2003.
                 Per un confronto con la tarda età moderna si veda C. Maiello, L’indebitamento bancario
                 della nobiltà napoletana nel primo periodo borbonico 1734-1806, Istob, Napoli, 1986.
                    15  È quanto emerge in G. Cirillo, Spazi contesi. Camera della Sommaria, baronaggio,
                 città e costruzione dell’apparato territoriale del Regno di Napoli (secoli XV-XVIII), Guerini,
                 Milano, 2011, II, pp. 248-271.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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