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Il costoso miraggio della demanialità. Ceti emergenti e attività creditizie... 537
3. I conti dei banchi pubblici napoletani per i riscatti in demanio
Attraverso le pandette, i libri maggiori e i giornali copia polizza degli
antichi banchi pubblici napoletani sono stati rintracciati i protagonisti
delle trattative economiche per il riscatto dei feudi, le operazioni di
banco da loro effettuate, nonché le condizioni e i tempi concordati per
la restituzione dei debiti contratti. Il quadro che è emerso ha permesso
di individuare quaranta partite di banco relative a tre casi di studio
collocati tra il 1699, anno del riscatto in demanio dei casali di Torre
del Greco, Resina, Portici e Cremano utilizzo qui le denominazioni dei
casali contenute nelle fonti e gli anni Quaranta del Settecento, con i
processi di riscatto in demanio, a distanza di pochi anni l’uno dall’altro,
di Campobasso (1742) e Isernia (1744).
Torre del Greco, assieme a Resina, Portici e Cremano erano casali
dell’area vesuviana di Napoli, distanti dalla Capitale dalle quattro alle
sei miglia con una popolazione che, alla fine del Settecento, si aggirava
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intorno ai 5.000 abitanti di Portici e ai 16.000 di Torre del Greco .
Situati lungo il litorale partenopeo, i casali e soprattutto Torre del
Greco, traevano da tempo le loro principali risorse dalla pesca del
corallo. Si trattava di un’attività molto redditizia, seppur ad alto rischio,
in quanto praticata con piccole imbarcazioni in acque lontane e oggetto
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di frequenti incursioni piratesche . La popolazione di Torre del Greco
era perciò costituita da pescatori e proprietari di feluche e le grandi
quantità di corallo pescato consentirono loro di entrare nei circuiti
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commerciali e del collezionismo napoletano ed europeo .
Il caso della reintegra al demanio dei quattro casali si inserisce
nelle complesse vicende della devoluzione dello stato feudale dei prin-
24 G. Muto, Città e contado nell’esperienza del Mezzogiorno moderno, in G. Vitolo (a
cura di), Città e contado nel Mezzogiorno tra Medioevo ed età moderna, Laveglia, Salerno,
2005, p. 294. Per i privilegi spettanti ai casali si veda P. Ventura, La capitale dei privilegi.
Governo spagnolo, burocrazia e cittadinanza a Napoli nel Cinquecento, FedOAPress,
Napoli, 2018, pp. 67-116. Sugli aspetti socio-religiosi e di organizzazione del territorio
extraurbano di Napoli e dei suoi casali il rinvio d’obbligo è al volume di C. Russo, Chiesa
e comunità nella diocesi di Napoli tra Cinque e Settecento, Guida, Napoli, 1984.
25 M. Sirago, La città del corallo: commercio, artigianato e attività marinara a Torre del
Greco in età moderna, in N. Ravazza (a cura di), Un fiore dagli abissi. Il corallo: pesca, sto-
ria, economia, leggenda, arte. Atti del Convegno San Vito Lo Capo – Trapani, 11/13 ottobre
2002, Associazione Proloco San Vito Lo Capo, San Vito Lo Capo, 2006, pp. 53-75. A
riguardo si veda anche P. Calcagno, A caccia dell’oro rosso. Le comunità del ponente ligure
e la pesca del corallo nel XVII secolo, «Rives méditerranéennes», 2 (2018), pp. 17-34.
26 Cfr. V. Ferrandino, Il Monte Pio dei marinai di Torre del Greco. Tre secoli di attività
al servizio dei “corallari” (secc. XVII-XX), FrancoAngeli, Milano, 2008; F. Balletta, L’eco-
nomia di Torre del Greco al tempo della reintegra nel demanio regio (1699), «Archivio sto-
rico del Sannio», 1 (2000), pp. 67-76; Id., La ricchezza di Torre del Greco dalla fine del
Seicento ai primi decenni dell’Ottocento, «Rivista di storia finanziaria», luglio-dicembre
(2003), pp. 25-44.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)