Page 126 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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                 rato Vincenzo Ucciferri e gli eletti Agostino Cimorelli e Michele Amodei,
                 insieme con vari altri membri delle élites cittadine, Benedetto Chiac-
                 chiari, Domenico Pandone, Domenico e Gennaro Pitocchi, Giuseppe
                 Ciaja, Giuseppe Codinardi, Giuseppe Graziano Fieschi, Giuseppe Melo-
                 gli, Liborio di Baggio, Nicola Zampini, Nicolò Capitan Materna, Salva-
                 tore del Pomo, Stefano Jadopi e il futuro intestatario del feudo Cosimo
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                 Iadopi .
                    Un primo prestito di 3.211 ducati fu stipulato, sin dal febbraio
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                 1742, con il monastero di S. Chiara di Isernia , per il tramite di Tom-
                 maso Jannucci con l’obbligo di cedere alla stessa istituzione un censuo
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                 annuo di ducati 152,02,12 . Un altro prestito fu concesso dal convento
                 di S. Pietro Celestino della stessa città per l’importo di ducati 3.101,
                 con l’impegno, anche in questo caso, di cedere un censo annuo di
                 alcune centinaia di ducati sulle future rendite del feudo.
                    La somma più consistente fu, poi, reperita dalla vendita dei feudi
                 rustici ai feudatari delle comunità vicine. Nel maggio 1742 furono ver-
                 sate in favore dei «governatori, cittadini e particolari di Isernia» 6.200
                 ducati per l’acquisto del feudo di Riporsi da parte del conte Pasquale
                 Terzi de Vincenzi, con due distinte polizze, una di ducati 1.200 presso
                 il Banco della Pietà e un’altra di ducati 5.400 presso il Banco dello Spi-
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                 rito Santo . Successivamente, nell’aprile 1743, si procedette alla ven-
                 dita, per 25.000 ducati, dei feudi di Roccaravallo e Sasso, ad Antonio
                 Adriano Carafa, duca di Traetto, titolare sin dal 1735 di diversi altri
                 feudi sul versante settentrionale della città di Isernia, tra cui Forlì del
                 Sannio e Montenero Valcocchiara. Versate quindi le somme al regio
                 fisco, anche Isernia tornò al regio demanio e fu simbolicamente inte-
                 stata, come era evidentemente consuetudine, a un anziano popolano
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                 del posto, Cosmo Chiaia .
                    Le fonti finanziarie, come quelle conservate presso l’Archivio Storico
                 del Banco di Napoli, hanno rappresentato un percorso privilegiato,
                 oltre che diverso da quelli tradizionalmente seguiti per l’analisi di que-



                    63  Asc, Notai, Isernia, 4, Nanni Giuseppe, 1742, ff. 13-14.
                    64  Sul patrimonio del monastero di S. Chiara di Isernia, cfr. R. Salvemini, La ricchezza
                 delle monache. Proprietà ed investimenti del monastero benedettino di Santa Maria delle
                 Monache di Isernia (secc. XVII-XVIII), in E. Novi Chavarria (a cura di), La città e il mona-
                 stero. Comunità femminili cittadine nel Mezzogiorno moderno, Esi, Napoli, 2005, pp. 227-
                 246.
                    65  Asbn, Banco dei Poveri, Archivio Apodissario, Giornale di Banco, 1742, matr. 1282,
                 Partita di banco del 21 febbraio 1742 di 3.211 ducati.
                    66  Ivi, Banco della Pietà, Archivio Apodissario, Giornale di Banco, 1742, matr. 1835,
                 Partita di banco del 9 maggio 1742 di 1.200 ducati. Asn, Real Camera di S. Chiara, Can-
                 celleria, Decretorum, vol. 11, ff. 20r-22r.
                    67  La causa di demanialità di Isernia è in Asn, Camera di S. Chiara, Processi diversi,
                 b. 1/208; b. 2;, cfr. anche A.M. Mattei, Isernia. Una città ricca di storia, II, Dai Borboni
                 fino al 1984, Ponton, Cassino, 1989, pp. 716-724.


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                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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