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                 Dalla Spagna all’Europa, per sognare il Medioevo: Cazotte, Scribe,
                 Halevy, Grillparzer, Feuchtwanger

                     La commedia di Lope de Vega ha generato una sequela di testi, in
                 gran parte teatrali, nella letteratura spagnola, dal XVI al XIX secolo.
                 Ma il genio di Lope de Vega «no educa: da alas», e sulle sue ali la
                 vicenda ha trovato spazio anche in Francia: così Jacques Cazotte, scrit-
                 tore francese “illuminato”, ghigliottinato durante il Terrore, autore di
                 racconti fantastici tra cui il celebre Diable amoureux, in Rachel ou la
                 belle juive fa dell’amante ebrea del re un’ulteriore incarnazione del dia-
                 volo innamorato, guidata dal rabbino e mago Reuben mediante uno
                 specchio magico, che si fa uccidere per mano del suo demoniaco com-
                 plice seduta sul trono per macchiarlo col suo sangue, estremo affronto
                 ai nobili che la minacciavano. Più tardi Eugene Scribe se ne ispirerà
                 per  La juive, fiammegiante  grand opera  di Jacques Halevy, autore
                 anche di fondamentali interventi sul libretto, andata in scena nel 1835,
                 e ambientata nel 1414 durante il concilio di Costanza. Scribe riprende
                 il tema del contrasto tra l’amante ebrea del principe e la fidanzata,
                 principessa Eudossia, tra l’amore proibito e il dovere dinastico, e quello
                 della tragica fine di Rachel: ma contrariamente al suo modello spagnolo
                 la Rachel di Halevy rifiuterà di salvarsi abiurando, e morirà da ebrea,
                 sul rogo. E forse anche la Esther van Gobseck di Balzac, prostituta
                 ebrea detta La Torpille dominata dal diabolico Vautrin, che si sacrifica
                 per amore del misero principe Lucien de Rubempré, potrebbe avere
                 una lontana parentela con l’ebrea di Toledo.
                     Nel 1851 Franz Grillparzer, scrittore e drammaturgo austriaco,
                 noto per aver scritto il discorso funebre per Beethoven, gran conosci-
                 tore dell’opera di Lope de Vega, ha scritto un dramma, Die jüdin von
                 Toledo, in cui, come ha detto Claudio Magris, mette in scena il «conflitto
                 insanabile e tragico» tra «l’etica della convinzione e quella della respon-
                 sabilità»: i nobili che uccidono Rahel hanno perseguito il bene dello
                 stato, ma non la giustizia, e «si riconoscono colpevoli e assassini». Una
                 nuova versione della storia, che mette al centro la ragion di stato. In
                 quanto a Rahel, anche per Grillparzer è una creatura bella e affasci-
                 nante, ma quasi demoniaca: è probabile che lo abbia ispirato in questo
                 senso un’altra Rahel, la scrittrice Rahel Levin Varnhagen, che incontrò
                 a Berlino e descrisse come una specie di fata e o forse di strega che lo
                 aveva incantato e stordito parlandogli fino a tarda notte: un’ebrea che
                 tentò per tutta la vita di mascherare le sue origini ebraiche.
                     Con Grillparzer la storia dell’ebrea di Toledo entra nell’area cultu-
                 rale tedesca. Un secolo dopo Grillparzer, e dopo l’Olocausto, a cui era
                 sfuggito rifugiandosi prima in Francia e poi, grazie anche all’interes-
                 samento di Eleonor Roosevelt, negli Stati Uniti, Lion Feuchtwanger,
                 ebreo nato a Monaco di Baviera nel 1884, scrive il suo Ballata spa-


                                                                                n. 47
                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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