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Aldefonsus Concham uiriliter expugnauit, seguirà, cinque anni dopo, la
terribile disfatta di Alarcos, finché, nel 1212, la vittoria di Las Navas
de Tolosa segnerà il definitivo trionfo della Spagna cristiana.
Per la sopravvivenza del regno era essenziale che Alfonso si spo-
sasse e avesse degli eredi: riuniti a Burgos nel 1169, il giovanissimo re
e i nobili, avendo saputo che il re d’Inghilterra Enrico II Plantageneto
tra la numerosa prole avuta da Eleonora d’Aquitania aveva una figlia
di nove anni, «muy fermosa», inviano a Bordeaux un’ambasciata per
chiederne la mano. Nell’estate del 1170 era già concluso il matrimonio:
la sposa bambina, di nome Eleonora come sua madre, nata e cresciuta
in Francia, raggiunse lo sposo a Tarazona, in Aragona, e qui furono
celebrate le nozze, alla presenza di re Alfonso d’Aragona, che aveva
favorito l’unione.
Il matrimonio, il primo di un sovrano iberico con una principessa
proveniente da un regno transpirenaico, consolidava il giovane e fragile
regno di Castiglia legandolo a un potente alleato, ma costituiva anche
una nuova maglia nelle rete di alleanze matrimoniali della dinastia
plantageneta: la sorella maggiore di Eleonora, Matilde, aveva sposato
da poco il duca di Baviera, Enrico il leone, e qualche anno dopo la
sorella minore, Giovanna, sposerà il re di Sicilia, Guglielmo II il buono.
Si delineava così uno spazio politico ma anche culturale ben preciso,
chiaramente testimoniato dalla precoce e simultanea diffusione del
culto di Thomas Beckett, l’arcivescovo di Canterbury ucciso nella sua
cattedrale per l’opposizione alla politica di Enrico II, culto attestato da
diversi altari e chiese dedicati al santo nelle terre delle tre principesse,
dallo splendido Evangeliario miniato di Enrico il Leone e da un mosaico
nell’abside della cattedrale di Monreale, la più antica immagine del
santo fuori dall’Inghilterra.
La corte di Burgos è frequentata da trovatori occitani, e uno di
loro, Ramon Vidal di Besalu, ha descritto la corte riunita al completo,
e l’apparizione teatrale della regina, avvolta in un mantello di preziosa
stoffa di seta rossa, decorato da un leone ricamato d’oro: Estrecha
venc en un mantel / D’un drap de seda bon e bel / Que horn apela sis-
clato / Vermelhs ab lista d’argen fo / E y hac un levon d’aur devis.
Non si può non pensare al celebre manto di re Ruggero, anch’esso
ornato da leoni ricamati in oro, e suppore che il mantello sfoggiato
della regina di Castiglia fosse un dono proveniente dalle nobiles offi-
cinae dell’esotico regno di sua sorella Giovanna: l’abitudine di inviarsi
dei regali tra i vari rami della famiglia è ampiamente documentata, e
costituiva un potente mezzo di scambi culturali. In questa rete di
scambi potrebbe inserirsi anche il cosidetto salterio anglocatalano di
Parigi, riccamente miniato ma incompleto, a proposito del quale è
stata avanzata l’ipotesi che possa essere stato destinato a Guglielmo
II per Monreale.
n. 47
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)