Page 189 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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Paolo Bernardini
Il martire e il baco da seta.
Nota su il Giappone in Italia 1848-1866*
DOI 10.19229/1828-230X/4792019
A Serena Ballerini
La questione dei rapporti tra Italia e Giappone prima dell’apertura
ufficiale di quelli diplomatici nel 1866-1867, e almeno per quel che ri-
guarda il periodo che va dal 1848 al 1866, ovvero gli anni centrali per
la realizzazione del progetto risorgimentale, non è mai stata indagata a
fondo. D’altra parte, la prima data fondamentale, il 25 agosto 1866, la
firma del primo trattato di amicizia e di commercio di Yeddo, cade a ri-
dosso della fine della III guerra di indipendenza, o piuttosto, come sa-
rebbe storicamente corretto definirlo, dell’intervento italiano in appoggio
della Prussia, e contro l’Austria, nella guerra franco-prussiana. La
guerra terminò il 12 agosto. Appena tredici giorni prima dell’inizio semi-
formale delle relazioni tra i due Paesi. Questo è un momento che è
bene ricordare, anche per tutti gli sviluppi dei rapporti tra Prussia e
Giappone, fino all’ingresso in guerra dei giapponesi con Pearl Harbour,
quasi un secolo dopo. L’Italia era nata ufficialmente il 17 marzo 1861.
Ansiosa di presentarsi al mondo come nuova potenza, aveva utilizzato
– o meglio, i governi successivi al primo avevano utilizzato – diversi
strumenti di propaganda per accostarsi alle potenze, occidentali e orien-
tali, incluso il celeberrimo, ormai, viaggio della pirocorvetta Magenta.
Che raggiunse Yokohama il 4 luglio 1866. Proprio mentre sui campi
militari e sul mare – nonostante le vittorie di Garibaldi – l’Esercito e la
Marina italiani, venivano sonoramente sconfitti prima a Custoza, e poi
a Lissa, il 24 giugno e il 20 luglio, rispettivamente. La débâcle di Lissa
pose una seria ipoteca sulla Marina Militare italiana, l’ombra del pro-
cesso e la condanna, molto probabilmente ingiusta, inflitta all’Ammi-
raglio Persano dal Senato riunito in consiglio superiore di giustizia si
fece sentire a lungo, come l’eco dell’eroismo, vero o supposto, di coloro
che si suicidarono, per non lasciare i vascelli al nemico, o di coloro che
pur veneti, come Ippolito Caffi, bellunese, morirono come soldati italiani.
Anche in questo caso, i due Paesi lontani condividono molto, com-
preso lo sforzo di costituire o ricostituire una propria marina militare,
cosa che l’Italia dopo il 1866, e il Giappone dopo il 1868, cercheranno
* Il testo non è stato sottoposto a peer review.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)
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