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                   Il martire e il baco da seta. Nota su il Giappone in Italia 1848-1866  619


                   tenere presente che di questi anni è anche una tremenda invasione di
                   fillossera, giunta immediatamente dalla Francia, ma originariamente
                   dalle Americhe – vi era in realtà una malattia che decimava gli uomini,
                   e non le piante o i bachi, di sicura provenienza orientale. Questa ma-
                   lattia, ancora ben presente all’arrivo della fillossera, era il colera. Ora,
                   le devastazioni provocate dal colera sono, per l’umanità, o perlomeno
                   in ambito europeo, certamente paragonabili alle devastazioni della fil-
                   lossera, o, in ambito di bachicoltura, la pebrina. Se si dovesse scrivere
                   una eco-storia del Risorgimento italiano, ebbene, certamente l’Italia,
                   intesa alla Metternich qual era, una “espressione geografica”, vive per
                   tutto la prima metà dell’Ottocento sconvolgimenti ecologici importanti,
                   tra i quali si conta una pur tardiva e parziale rivoluzione demografica.
                   Con relative oscillazioni e impennate dei prezzi. In qualche modo, un
                   prodotto “naturale” orientale compensava, nella sua positività – e nello
                   spettro davvero variegato dell’“orientalismo” italiano del tempo – un
                   altro prodotto “naturale”, quel colera di cui a torto o a ragione, come
                   per la peste, si stigmatizzava di continuo il carattere “orientale”; anche
                   se, come la peste, se ne individuava l’origine nel Vicino o Medio Oriente.
                   Questa “situazione” ovviamente giuocò a favore di un “avvicinamento”
                   al Giappone che potesse in qualche modo toccare anche l’opinione
                   pubblica. L’industria della seta in Italia e in Francia era allora di grande
                   importanza.
                      Un caso particolare e probabilmente paradigmatico è quello della
                   ditta Baffo. Siamo nel Veneto del 1865, a un anno dall’annessione al-
                   l’Italia, annessione che molti (ma non tutti) davano ormai per scontata.
                   Una memoria del dottor Giulio Camuzzoni, presentata presso l’Accade-
                   mia di Agricoltura, Commercio, e Arti di Verona, ci consente di penetrare
                   nel sistema della Società veneta Baffo. Innanzi tutto, i Baffo, al contrario
                   di molti commercianti italiani, e non solo italiani, in relazioni d’affari
                   con il Giappone, di carattere ovviamente privato e particolare, hanno
                   «frequenti e facili rapporti commerciali con l’interno del Paese». Questo
                   dà loro un notevole vantaggio comparativo sulla concorrenza. Inoltre,
                   ottimo esempio di imprenditoria veneta, fondata sia sulla ricerca scien-
                   tifica, sia su quella, ovviamente, del profitto, i Baffo non solo si affidano
                   ai controlli, sistematici, della Camera di Commercio di Venezia, ma
                   compiono sperimentazioni complesse in quella “stagione bacologica”
                   del 1865. Senza scendere nei dettagli dell’allevamento del baco, è inte-
                   ressante per noi citare le “serie di bachi” su cui i Baffo compivano
                   esperimenti. Si tratta di ben sette serie, classificate da A a G, e Camuz-
                   zoni indica bene la loro origine. «A. Provenienza di Sciuangai. Scambiata
                   per reciproci studi col Governo Italiano; B. Provenienza da Yokohama.
                   C. Provenienza da Nangasacki a mezzo di una casa di Hongkong. D.
                   Provenienza dalla Società Imperiale Zoologica di Acclimatazione di Parigi
                   e mezzo del Sig. Leon Roches Ministro francese al Giappone. E. Prove-


                   n. 47                        Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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