Page 71 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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Luigi Cristoforo Scobar: un umanista spagnolo nella Sicilia del ‘500 495
altri intellettuali che operavano in territorio iberico, ma ci forniscono
alcune informazioni importanti: intanto il riferimento ad Antonio de
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Nebrija , uno dei maggiori umanisti spagnoli, che lo influenzerà nelle
sue scelte stilistiche e tematiche. In secondo luogo i rapporti con Costan-
tino Lascaris e la frequentazione dei suoi corsi a Messina, dove ebbe
modo di incontrare altri giovani intellettuali provenienti da tutta Italia.
Un robusto percorso formativo, quindi, che gli permise di allargare
il suo bagaglio di conoscenze e di apprendere tecniche e metodologie
didattiche che avrebbe messo a frutto, con profitto, nel suo ruolo di
insegnante e che lo condusse in Italia dove ebbe modo di perfezionare
i suoi studi e di stringere legami con altri giovani studiosi. Il periodo di
formazione in Italia era, del resto, una tappa obbligata nell’iter educa-
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tivo degli spagnoli che, anche dopo essere tornati in patria, mante-
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nevano saldi legami con la Penisola .
Gli scambi tra spagnoli e italiani ricevettero un maggiore impulso
tra il XV e il XVI secolo anche grazie alle vicende geo-politiche: i sovrani
aragonesi e, in seguito, gli Asburgo, agevolarono le relazioni all’interno
dei propri territori perché interessati a costruire un comune tessuto
culturale e delle professionalità utilizzabili in tutto lo spazio del costi-
tuendo “impero spagnolo”. Numerosi furono, così, gli spagnoli che si
spostarono in Italia, soprattutto nei territori direttamente dipendenti
dalla corona spagnola, ma anche gli italiani che si trasferirono in Spa-
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gna e, tra questi, molti intellettuali .
Non sappiamo quando lo Scobar sia giunto in Italia e anche sulla
sua produzione letteraria ed erudita le informazioni sono piuttosto
16 Controversi il giudizio e l’interpretazione degli studiosi sull’umanesimo spagnolo e
su Antonio de Nebrija, da molti considerato la figura chiave del superamento della sco-
lastica e della tradizione linguistica medievale, cfr.: F. Rico, Nebrija frente a los bárbaros,
Universidad de Salamanca, Salamanca, 1978; di diverso parere O. Di Camillo, El huma-
nesimo castellano del siglo XV, Fernando Torres, Valencia, 1976; ma vedi anche G. Maz-
zocchi, P. Pintacuta, La versione castigliana quattrocentesca delle Vite di Dante e del
Petrarca di Leonardo Bruni, in L. Rotondi Secchi Tarugi (a cura di), Rapporti e scambi tra
umanesimo italiano ed umanesimo europeo, Nuovi Orizzonti, Milano, 2001, pp. 439-489.
Sull’umanista spagnolo e l’ambiente in cui operò utili i saggi contenuti in J.A. González
Iglesias, C. Condoñer Merino (eds.), Antonio de Nebrija. Edad media y Renacimiento, Edi-
ciones Universidad, Salamanca, 1994.
17 Il Nebrija, ad esempio, aveva studiato a Bologna e costante sarà, durante tutta la
sua vita, il confronto, a volte anche polemico, con gli umanisti italiani.
18 Analogo era l’iter della maggior parte degli intellettuali europei che venivano in Ita-
lia per un periodo di formazione.
19 Non va sottovalutato, ad esempio, il ruolo di alcuni intellettuali siciliani nella defi-
nizione dell’umanesimo spagnolo e portoghese; si vedano, a riguardo, S. Nigro, Cenni
sull’umanesimo latino, in R. Romeo (a cura di), Storia della Sicilia, Società editrice Storia
di Napoli e della Sicilia, Palermo, 1978, vol. IV, pp.281 sgg; A. Álvarez Ezquerra, Relactio-
nes sobre mecenazgo regio y primer humanismo, in B. Anatra, G. Murgia (a cura di), Sar-
degna, Spagna e Mediterraneo, Carocci, Roma, 2004, pp.335-344. Tra i più importanti
ricordiamo il Panormita, l’Aurispa, Lucio Flaminio e, soprattutto, Lucio Marineo Siculo.
n. 47 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)