Page 68 - Mediterranea-ricerche storiche, n. 47, dicembre 2019
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492 Francesca Fausta Gallo
chitettura. La Sicilia, tuttavia, è stata solo lambita da questo recupero
dell’umanesimo meridionale e ricordata soprattutto grazie ad Antonello
da Messina e a Domenico Gagini: l’Isola continua, quindi, ad avere quel
ruolo marginale che le è stato assegnato, anche per la mancanza di
studi recenti e aggiornati, nelle più generali riflessioni sulla cultura, la
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letteratura e l’arte dei secoli XV e XVI .
E tuttavia, tra il XV e il XVI secolo, la Sicilia fu importante crocevia
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culturale nel cuore del Mediterraneo: numerosi erano i siciliani che si
spostavano dall’Isola per andare a studiare o a insegnare in altri centri,
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in Italia o all’estero , e altrettanto numerosi furono gli intellettuali e gli
eruditi stranieri che si trasferirono, per periodi più o meno lunghi, in
Sicilia, dedicandosi all’insegnamento o ricoprendo cariche pubbliche e
religiose. La forte mobilità degli umanisti era, del resto, una loro pecu-
liarità e aveva diverse motivazioni: la ricerca di un’occupazione capace
di garantire una soddisfacente posizione economica, ma anche l’inse-
rimento nei circuiti culturali più prestigiosi; l’attrazione esercitata dalla
presenza di illustri maestri; la continua ricerca di manoscritti e codici
conservati, spesso, in luoghi remoti.
La Sicilia, da questo punto di vista, rappresentava un sicuro
richiamo: luogo di incontro tra Oriente e Occidente, aveva mantenuto
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vivo il legame con la cultura ellenica di cui era stata parte integrante .
La presenza di monaci basiliani nella parte nord-orientale dell’Isola e
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in Calabria aveva, inoltre, incentivato lo studio della lingua greca dive-
nuto obbligatorio nel 1404 per i basiliani del convento di San Salvatore
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di Messina . Da quel momento il convento si dotò di un maestro di
2 N. De Blasi, A. Varvaro, Napoli e l’Italia meridionale, in Letteratura italiana, storia e
geografia, t. I, Einaudi, Torino, 1988, pp.235-325, hanno sottolineato l’isolamento, lo
«squallore», i ritardi e le assenze della cultura letteraria della Sicilia del XV secolo ed
hanno esteso anche al XVI secolo il parere negativo, definendo «stagnanti» la vita culturale
e letteraria dell’Isola. Si veda anche H. Bresc, Un monde méditerranéen. Économie et
société en Sicile 1300-1450, École française de Rome, Roma, 1986, che sottolinea la subal-
ternità della cultura siciliana rispetto a quella continentale e, più in generale, europea.
3 D. Ligresti, Sicilia aperta (secoli XV-XVII), Mobilità di uomini e idee, Quaderni di Medi-
terranea, Palermo. 2006, in particolare pp. 215-304.
4 Tra i più famosi ricordiamo Pietro Ranzano, Antonio Beccadelli detto il Panormita,
Giovanni Picciuneri, detto l’Aurispa, Lucio Marineo Siculo, Cataldo Parisio, Lucio Fla-
minio; si vedano i vari profili nel Dbi, ad vocem. Un vasto elenco di siciliani che studia-
rono e si addottorarono nelle più prestigiose università italiane si può vedere in D.
Ligresti, Sicilia aperta cit., pp.222-226.
5 Non erano infrequenti i viaggi di intellettuali siciliani in Oriente; alcuni di questi,
come l’Aurispa, al loro rientro portarono con sé codici bizantini e greci ai quali attinsero
generazioni di umanisti.
6 M. Scaduto, Il Monachesimo basiliano nella Sicilia medievale, Edizione di storia e
letteratura, Roma, 1947.
7 L. Perroni Grande, Per la storia del monastero del Ss. Salvatore di Messina e per la
biografia di Costantino Lascaris, «Archivio Storico Messinese» III (1902), pp.208-211.
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Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Dicembre 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)