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                con diverse società. La prima compagnia, quella rilevata dai Gosetti e
                gestita da Giovanni Sala, fu proseguita fino al 1665. Nel 1649 Franco
                girò probabilmente al Sala una parte del capitale (11.000 ducati) che
                aveva rilevato qualche mese prima (il primo settembre 1648) da un’al-
                tra compagnia di cordelle, la «Ciani-Ormello» . La compagnia con il
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                Sala vantava ora (9 febbraio 1649) un capitale pari a 30.000 ducati .
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                L’investimento nella compagnia si rivelò azzeccato: nei venti anni suc-
                cessivi gli utili maturati dall’azienda assommarono al 14% di media
                all’anno,  con  un  picco  del  30%  e  un  minimo  del  7,8%.  Di  questa
                somma al Giupponi andava il 70% e al Sala il 30%.
                   Gosetti e Giupponi non furono solo i principali acquirenti e inter-
                mediari dell’orfanotrofio. Erano, guarda caso, fra gli amministratori
                del Pio luogo e, in particolare, agivano come cassieri. L’utilizzo dell’or-
                fanotrofio diventava quindi funzionale al lavoro che dovevano realiz-
                zare nelle loro manifatture. Quali erano i maggiori guadagni? Il primo,
                senza dubbio, era la possibilità di utilizzare una manodopera a bas-
                sissimo costo. Per esempio, i costi di produzione per la tessitura di
                una napolitana nel sistema a domicilio classico era di soldi 68 la pezza,
                laddove all’Orfanotrofio venivano pagati solo soldi 28 la pezza, quindi
                il 60% in meno. Vi è da sottolineare, però, come questi prezzi venivano
                tenuti bassi anche per altre vendite, realizzate più al minuto a singoli
                venditori.
                   Come anticipato, il mercato di questi prodotti non includeva un nu-
                mero di acquirenti variabile. Fino al 1626, però, rimase assai limitato,
                non superando il numero di sette. Nel periodo successivo gli acquirenti
                registrano un incremento, rimanendo comunque tutto sommato limi-
                tato nelle quantità acquistata dai singoli, con l’eccezione dei due o tre
                mercanti principali. Vi erano compresi non solo altri importanti mer-
                canti padovani (Zambelli dal Volto, Gasparo Manzoni, Venturin Riz-
                zetto, anche loro gestori dell’ente), ma anche merciai o rivenditori al
                dettaglio (come il «merzaro al mondo nuovo») o semplici acquirenti, che
                avevano  qualche  legame  con  l’orfanotrofio  (da  Zuanna  Donata  «alla
                Piazza  della  Paglia»,  Silvia  Baliesi,  Orazio  Pisani,  Anzolo  Barbiuero,
                etc.) oppure generici («tanti lavori fatti a diverse gentildonne»).
                   Questo mercato al minuto svolgeva una funzione importante per
                l’ente. Si tratta non tanto di un mercato libero, gestito indipendente-
                mente dai gestori dell’istituto. È, verosimilmente, un mercato regolato
                da logiche relazionali e vincoli legati all’appartenenza al corpo, che tut-
                tavia solo ulteriori ricerche prosopografiche potranno chiarire.



                   51  Asp, M, b. 83, c. 1r, 1 settembre 1648.
                   52  Ivi, b. 66, c. 19r, 9 febbraio 1649.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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