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Fra sistema a domicilio e manifattura accentrata. L’Istituto degli orfani nazzareni...  139


                    5. Conclusioni

                       I primi risultati di questa ricerca offrono alcune riflessioni conclu-
                    sive che andranno approfondite in futuro. Il primo aspetto riguarda il
                    legame fra organizzazione produttiva e i processi di mercificazione del
                    lavoro . All’interno dell’orfanotrofio, data anche la maggior presenza
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                    di ragazze, i lavori di passamaneria erano riservati a loro, mentre i
                    maschi lavoravano – sebbene in misura minore – ai lavori a maglia. Si
                    trattava di una divisione del lavoro che era anche imposta per evitare
                    situazioni di promiscuità dal momento che, non dobbiamo dimenti-
                    carlo, erano presenti anche 80-100 ragazzi e ragazze all’interno, anche
                    se il numero non è sempre quantificabile con certezza. Per quanto ri-
                    guarda le relazioni di lavoro, è bene ricordare la presenza di un lavoro
                    con un grado di coercizione molto forte, anche se talvolta era tempo-
                    raneo  perché  bambine  e  bambini  potevano  anche  essere  allocati
                    all’esterno. Non abbiamo traccia di remunerazione data ai bambini e
                    alle bambine, mentre era assicurata una dote nel caso di matrimonio
                    o un aiuto, come si è visto, una volta usciti dall’istituto. Maestri e mae-
                    stre, invece, erano salariati dall’Orfanotrofio. Se le prime ricevevano
                    un salario a tempo basato sui giorni di lavoro, i maestri erano remu-
                    nerati a cottimo, in base ai lavori a maglia prodotti. Questa differente
                    forma remunerativa mostra anche le diverse pressioni che venivano
                    esercitate nei confronti delle ragazze e dei ragazzi il cui lavoro, al di là
                    dell’elemento educativo, era visto come una vera e propria fonte di ric-
                    chezza. In ogni caso, è bene rilevare come anche in questo caso di
                    studio, come altri contesti, il lavoro coatto non è per nulla estraneo a
                    forme capitalistiche della produzione, ma come la mercificazione del
                    lavoro vada di pari passo, e anzi si alimenta di gradi di coercizione
                    variabile sulla forza lavoro.
                       Il secondo punto che emerge è la stretta connessione fra la gestione
                    dell’orfanotrofio  e  la  manifattura .  Dagli  anni  dieci  del  Seicento
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                    quest’ultima divenne una sorta di “proto-fabbrica” (120 erano i bam-
                    bini e le bambine al suo interno nel 1620) al servizio di un numero
                    pressoché ristretto di mercanti. Per quanto riguarda la produzione di
                    nastri di seta, nell’arco di un ventennio, un periodo caratterizzato da
                    forti incrementi di prezzi e salari, due o tre principali mercanti (i Go-
                    setti,  Vettor  Dei  e  Franco  Giupponi)  controllarono  la  produzione  e


                       53  M. Van der Linden, Il lavoro come merce : capitalismo e mercificazione del lavoro,
                    edizione italiana a cura di L. D’Angelo e C. De Vito, Mimesis, Milano, 2018; C. G. De
                    Vito (a cura di), Global labour history: la storia del lavoro al tempo della "globalizzazione",
                    Ombre Corte, Verona, 2012.
                       54  N. Terpstra, Abandoned children of the Italian Renaissance: orphan care in Florence
                    and Bologna, The John Hopkins university press, Baltimore, 2005.


                                                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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