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140 Andrea Caracausi
intermediavano le relative vendite sui mercati. I clienti, comunque,
erano fra i più vari: vi erano anche merciai della città o singoli indivi-
dui, che probabilmente acquistavano per proprio uso. Gosetti e Giup-
poni erano, inoltre, i principali fornitori dei telai. Per quanto riguarda
la produzione di maglierie, invece, la situazione è più complessa, data
la reticenza delle fonti contabili, che non identificano sempre acqui-
renti e intermediari. Non dobbiamo dimenticare, però, che gran parte
dei membri del consiglio erano, per l’appunto, i principali mercanti-
produttori di panni e maglierie della città: Mersi, Venturini, Zambelli,
Verdabio, Braga, Manzoni, Ceffi e altri… sono famiglie largamente im-
plicate nelle manifatture urbane e nella gestione dell’ente. È interes-
sante notare come molti fossero immigrati in città solo di recente, la-
sciando presupporre che l’impegno profuso nell’ente rappresentasse
un primo momento in un lungo processo d’integrazione.
La scelta di affidarsi a mercanti-manifattori, comunque, era la più
logica, anche in un’ottica di gestione delle manifatture. Un esempio
chiaro è fornito da una riunione del 29 luglio 1635 quando il priore
relazionò sulla necessità di dare esito a 40 libbre di lino e il consiglio
ordinò di «fare tante cordelle a mazzette che poi si procurerà farne es-
sito». Membri del consiglio erano nientemeno che mercanti esperti del
settore, fra cui Giovanni Giacomo Braga, Venturin Rizzi, Gabriele Car-
boni, Giacomo Tirabosco, Francesco Merlo e Giuseppe Zanotto . L’isti-
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tuto, e le manifatture ivi svolte, servirono non solo a produrre un utile
e ad assistere i poveri. Erano uno strumento importante, in particolare
per mercanti giunti di recente a Padova, per inserirsi nel tessuto urbano
attraverso l’orfanotrofio. Logiche migratorie e di mobilità sociale si regi-
stravano anche all’interno delle manifatture degli enti caritativi.
Un terzo elemento che emerge è il rapporto fra istituzioni caritative
e corporazioni, nell’ambito dei processi di innovazione e trasferimento
di conoscenze. La storiografia ha solitamente oscurato il ruolo che
questi enti ebbero nell’introdurre nuove tecnologie o prodotti. Mer-
canti, orfanotrofio e corporazioni si manifestarono in genere aperti nei
confronti dell’introduzione di innovazioni di prodotto. Proprio dopo la
peste del 1630-31 si cercò di inserire una nuova produzione di recente
successo nel panorama europeo, quella dei bottoni, che pur non
avendo grosso successo, non trovò opposizione . Eppure, molto più
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ostile fu l’atteggiamento nel confronto dell’introduzione di innovazioni
55 ASP, Osmg, b. 135, c. 69r, 29 luglio 1635.
56 Su questa fiorente manifattura: B. Bettoni, Da gioielli ad accessori alla moda:
tradizione e innovazione nella manifattura del bottone in Italia dal tardo Medioevo a oggi,
Marsilio, Venezia, 2013; Ead., Fashion, Tradition, and Innovation in Button Manufacturing
in Early Modern Italy, «Technology and Culture», vol. 55, n. 3, 2014, pp. 675-710.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)