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«Ottimi cristiani, buoni cittadini, bravi operai». L’«Asilo degli orfanelli e artigianelli… 227
2. Democratici e moderati toscani: il mito della Firenze artigiana
In realtà il termine «artigianelli» che venne adoperato per denomi-
nare il nuovo istituto, e con cui viene indicato ancora oggi, non era
originato dall’ambiente fiorentino, ma risentiva, con ogni probabilità,
di un uso ormai diffuso in Italia. Istituti formativi intitolati agli Artigia-
nelli esistevano in varie città italiane, già da circa mezzo secolo. Dagli
studi esistenti risulta che alle origini una tale denominazione fu attri-
buita non tanto in funzione denotativa, quanto piuttosto per «nobili-
tare» l’attività e le finalità di tali enti . Una volta trasposta nella realtà
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fiorentina di inizio ‘900 una tale intitolazione veniva però a collocarsi
in un contesto in cui il termine aveva assunto connotazioni del tutto
peculiari e importanti per l’identità stessa della città.
Dopo la presa di Roma del 1870, terminato il breve periodo in cui
era stata Capitale del nuovo Regno, Firenze, che aveva investito risorse
ingenti per affrontare questo nuovo ruolo , si trovò ad affrontare una
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crisi gravissima, da cui si risollevò solo alla fine del secolo. Dovendo
trovare una nuova vocazione e una nuova identità per la città, le classi
dirigenti optarono decisamente non per un destino apertamente pro-
duttivo industriale (come sarebbe avvenuto per la precedente capitale,
Torino), ma per il ruolo di capitale « culturale »: il sindaco Ubaldino
Peruzzi, uno dei maggiori esponenti del liberalismo moderato toscano,
lanciò il programma di Firenze « Atene d’Italia ». Firenze era e doveva
essere anzitutto una città di cultura, un concetto che aveva una acce-
zione assai larga e che si estendeva dal primato nel campo della lette-
ratura e della lingua, ora ufficialmente lingua nazionale italiana, alla
valorizzazione della grande tradizione artistica del medioevo e del Ri-
nascimento, tema questo a cui era molto sensibile tutta la cultura non
solo italiana ma internazionale.
Sul piano economico il progresso della città non doveva basarsi
quindi sullo sviluppo di una industria moderna, con tutti gli inconve-
nienti ambientali e sociali che comportava, ma su attività di tipo turi-
stico e su produzioni di carattere artigianale di tipo nuovo, che
7 Cfr, in proposito Oltre l'assistenza cit., in particolare il saggio di Giovenale Dotta,
Scuole di arti e mestieri negli istituti per ragazzi poveri e abbandonati dell’Italia liberale,
Vita e pensiero, Milano, 2015, che contiene un interessante e accurato paragrafo sulle
origini e sulla “fortuna” del termine “artigianelli” (p. 49 e seguenti). Per lo studio di un
caso si veda: A. Salini, Educare al lavoro. L’Istituto Artigianelli di Brescia e la Colonia
agricola di Remedello Sopra tra ‘800 e ‘900, FrancoAngeli, Milano, 2005.
8 Su Firenze capitale esistono diversi lavori. Si vedano ora M. Poettinger, P. Roggi (a
cura di), Una capitale per l’Italia (1865-1871), Opificio, Pisa, 2016; A. Chiavistelli (a cura
di), Una città per la nazione? Firenze capitale d’Italia (1865-1870), numero monografico
degli «Annali di Storia di Firenze», X-XI (2015-2016), 3.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)