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                un morto tra i migranti . Anche Ballarin fu internato con tutto l’equi-
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                paggio in un campo di Cipro, ma dopo due settimane poté lasciare il
                campo, assieme al comandante e a qualche clandestino: grazie a do-
                cumenti falsi procurati dall’organizzazione, raggiunse la Palestina e da
                lì tornò poi in Italia, a Pellestrina.
                   Infine, passa per Venezia un protagonista importante di queste vi-
                cende: il capitano Enrico Levi (1918-2007) che in città aveva frequen-
                tato  l’Istituto  Nautico  Sebastiano  Venier  per  entrare  poi  in  Marina.
                Dopo le leggi razziali del 1938 aveva dovuto lasciare la carriera militare
                perché ebreo; antifascista, si era arruolato nel 1944 nella Royal Navy
                prendendo l’anno dopo il brevetto di capitano. Sarà lui durante un
                incontro casuale con agenti dell’Aliya Bet a suggerire il primo acquisto
                di un vecchio peschereccio in legno (perché non avrebbe attirato le
                mine e perchè meno visibile ai radar) e a condurlo felicemente in Pa-
                lestina con 37 migranti. Partecipò poi attivamente alle vicende di La
                Spezia (con la Fede e la Fenice) e comandò nell’estate di due anni dopo
                la prima nave passeggeri, la Kedma, acquistata dalla compagnia Zim,
                società di navigazione fondata nel 1945 dall’Agenzia Ebraica e dall’Hi-
                stadrut  (il  sindacato  dei  lavoratori  d’Israele),  per  trasportare  final-
                mente i profughi ‘legali’. Nel 1951 contribuì alla nascita dell’Accademia
                navale israeliana che diresse fino al 1960 e poi al progetto del Museo
                Navale di Haifa .
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                3. Epilogo

                   Ada Sereni non racconta di particolari difficoltà economiche sofferte
                dall’organizzazione che evidentemente poteva contare su buone linee
                internazionali di finanziamento. Essa dà conto piuttosto di una rete di
                protezione informale da parte delle autorità italiane. Accenna anche
                discretamente al sostegno che poteva averle dato l’essere cognata del
                ministro Emilio Sereni, autorevole esponente del Partito Comunista.
                Fratello minore del marito della Sereni, agronomo e poliglotta, giova-
                nissimo condannato dal Tribunale Speciale nel 1930, aveva preferito
                alla causa sionista quella comunista. Imprigionato nel 1943 ed evaso
                l’anno dopo sarebbe poi stato con Pertini, Valiani e Longo a decidere
                l’immediata fucilazione di Mussolini, senza processo; ministro nel Go-
                verno De Gasperi dal luglio 1946 al giugno 1947 non lascia traccia di


                   50  Fonte: Carla Ballarin, figlia (Venezia, 1963), che attesta almeno un altro viaggio
                del padre per Aliya Bet, con partenza da Napoli.
                   51   Cfr.:  M.  Cavallarin,  Enrico  Levi,  capitano  di  lungo  corso,  compie  cent’anni,  in
                AA.VV., Le navi della speranza. Aliya Bet dall’Italia 1945-1948, Proedi ed., Milano, 2018.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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