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74 Marco Zanetti
insonnolito cosa desideravamo e a tornare sul luogo con un secondo rimor-
chiatore. Anche questo fu inutile: la marea era al suo livello più basso e non
c’era altro da fare che attendere l’una del pomeriggio e sperare che, con l’alta
marea, la manovra sarebbe riuscita.
La nave era ferma a metà strada sul canale che da Venezia porta a Chiog-
gia; ma i passeggeri non resistevano chiusi nella stiva mentre la nave era
ferma e fu loro permesso, a gruppi alternati, di salire in coperta, nonostante
il continuo transito dei vaporetti.
L’alta marea fu puntuale ed alle 3 del pomeriggio del 17 gennaio, la
nave lasciava la laguna; oltre all’equipaggio di 8 persone erano stati
imbarcati 273 clandestini, malgrado l’unica scialuppa di salvataggio
potesse portare solo 8 persone! In maggioranza ungheresi e romeni
provenienti dai campi di transito in Austria e Germania (zona di occu-
pazione americana), e alcuni dalla Svezia, erano giunti a Venezia in
treno il 14 gennaio e da lì portati a gruppi al cantiere dove erano an-
cora in corso i lavori. Il giorno prima, 35 ebrei del Palmach erano stati
sterminati in uno scontro con un gran numero di arabi nel villaggio di
Etzion, vicino a Gerusalemme, così il mercantile fu rinominato in
ebraico Lamed-Hey Giborim Gush Etzion che significa “35 eroi di Gush
Etzion”. La traversata incontrò, oltre alle difficoltà del mare agitato,
anche qualche avaria al motore e fu più lunga del previsto e delle re-
lative scorte di cibo (sostanzialmente pane secco e acqua). La nave fu
avvistata infine dalla Raf la mattina del 31 gennaio in prossimità di
Cipro. L’issare un bandiera turca non bastò a trarre in inganno gli
inglesi e due cacciatorpediniere la raggiunsero dopo un paio d’ore. Il
giorno dopo i migranti furono tutti trasbordati e condotti a Cipro.
Un’altra nave, l’Esmeralda , tocca infine la storia di Pellestrina,
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perché costruita nel Cantiere Schiavon di San Pietro in Volta. All’epoca
i cantieri Schiavon a Pellestrina erano due: quello di Giovanni Schia-
von produceva piccole imbarcazioni da laguna, l’altro, di Benedetto
Schiavon, era in grado di costruire veri bastimenti, in legno natural-
mente: secondo la tecnica e la tradizione di allora l’imprenditore saliva
periodicamente in Trentino, a Pergine Valsugana, per scegliere e mar-
care gli alberi da abbattere per le forniture di legname al cantiere .
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L’Esmeralda era stata costruita così e partì da Formia con 256 pas-
seggeri, raggiunse davanti alla Corsica una nave partita dalle coste
francesi e in avaria, ne raccolse i migranti ma entrò a sua volta in
avaria (il nuovo motore Ansaldo da 200 cavalli risultò difettoso) e do-
vette fermarsi a Messina per le riparazioni, che vennero ‘prescritte’
dall’autorità militare per consentire di far ripartire la nave. Il tele-
44 Del medesimo armatore napoletano della Silvia Starita.
45 Testimonianza dell’ultimo capocantiere, Fioravante Ballarin (Venezia, 1926).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Aprile 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)