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Vincenzo Feo e il suo cotonificio 339
3. Catania, la città siciliana più industriosa e moderna
Deluso dell’andamento stazionario della sua attività e certamente
stimolato dall’aver appreso che sulla piazza di Catania, causa l’as-
senza di una discreta attività tintoria , «s’importavano filati da Napoli
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e da Palermo» , decise, infatti, di trasferirsi nel centro etneo.
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La città viveva in quegli anni, ben più di Palermo e di Messina, una
rapida espansione demografica – nel 1881 era arrivata a 100.415
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abitanti dai 68.810 del 1861 – che le veniva e dall’incremento natu-
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rale e, in misura decisamente maggiore, dal fenomeno migratorio a
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seguito della forte capacità di attrazione che esercitava sulle popola-
zioni dei comuni non solo limitrofi. E questo perché, dotata di un porto
da poco migliorato e ingrandito e di uno scalo ferroviario di rilevanza
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nazionale che l’avevano consacrata, grazie alla presenza di un attivo
stuolo di imprenditori, banchieri e commercianti e locali e stranieri ,
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26 In tutto si trattava di 23 piccole botteghe, tutte sparse in 12 comuni della provin-
cia, per complessivi 37 lavoranti (Ircac, L’economia siciliana a fine ‘800 cit., pp. 127-
132).
27 G. Collotti, I Cavalieri del Lavoro cit., p. 357.
28 Alla quale, però, non si accompagnava una parallela (o quasi) espansione edilizia,
col risultato di un peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie di alcuni quartieri
sovraffollati (Civita, Angelo Custode e San Berillo): di qui progetti di risanamento e di
sviluppo edilizio che vedono protagonisti gli ingegneri Filadelfo Fichera (Salubrità, igiene
e fognatura della città di Catania: studi e proposte, Galatola, Catania, 1879) e Bernardo
Gentile Cusa (Piano regolatore per il risanamento e per l’ampliamento della città di Cata-
nia, Galatola, Catania, 1888), come, dall’altra, di abbellimento della città. Su questi temi
vedi, tra gli altri, S. Boscarino, Le vicende urbanistiche, in Catania contemporanea cit.,
pp. 152-154; G. Dato, Ingegneria sanitaria e risanamento delle città alla fine dell’Otto-
cento: il contributo di Filadelfo Fichera, in P. Nastasi (a cura di), Il Meridione e le scienze
(secoli XVI-XIX), Istituto Gramsci siciliano, Palermo, 1988, pp. 385-401.
29 G. Cavallari, Struttura e sviluppo demografico, in Catania contemporanea cit., tab.
18, p. 348.
30 A.M. Altavilla, I flussi migratori a Catania, in Per un bilancio di fine secolo. Catania
nel Novecento cit., pp. 127-129.
31 E. Iachello, Costruzione del porto e identità urbana a Catania nell’Ottocento, in A.
Coco, E. Iachello (a cura di), Il porto di Catania. Storia e prospettive, Lombardi, Caltanis-
setta, 2003, pp. 131-137.
32 Tra i locali vanno citati i vari Alonzo e Consoli, Fischetti, Marano, Prinzi, Sangiorgi,
Vasta, mentre, tra gli stranieri, vanno ricordati gli inglesi Aveline, Trewella, Thrupp,
Wäckerlin e gli svizzeri Aellig, Brieger, Caflisch, Dilg, Rietmann, le due etnie più nume-
rose e influenti, ma anche il danese Sarauw, il tedesco Fog e l’austriaco Peratoner: tutti
esponenti di una «borghesia doratasi nella banca, nelle speculazioni, nei traffici e nello
sfruttamento delle ricchezze agrarie e minerarie del vicino territorio» (G. Chiesi, La Sicilia
illustrata cit., p. 363). In proposito si rinvia a B. Gentile Cusa, Piano regolatore cit., pp.
133-141; A.M. Iozzia, Imprenditori europei a Catania nel commercio e nell’industria, in
Imprese e capitali stranieri a Catania tra ‘800 e ‘900, Catania, Archivio di Stato, Catania,
1998, pp. 109-136; F.P. Di Vita, Gli imprenditori elvetici a Catania tra Otto e Novecento,
«Nuova Economia e Storia», XVII, 4 (2011), pp. 53-70.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)