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Vincenzo Feo e il suo cotonificio 335
avuto un ciclo di vita di oltre un sessantennio quale conseguenza di
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un buon grado di efficienza, innovazione e redditività che le aveva fatto
acquisire un rilievo di tutto rispetto nel panorama industriale non solo
isolano.
1. La decadenza del settore cotoniero in Sicilia
Ancora nel recente passato, e in particolare dagli anni Trenta
dell’Ottocento, l’industria cotoniera isolana aveva conosciuto, anche
grazie a imprenditori stranieri, per lo più inglesi, un notevole sviluppo,
specie a Messina , che le aveva consentito di raggiungere un egregio
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livello concorrenziale anche nei confronti delle più rinomate produ-
zioni estere . Poi, insidioso e devastante, era arrivato il declino – rive-
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latosi alla fine inarrestabile – che aveva le sue motivazioni, oltre che
nella arretratezza tecnica e organizzativa del settore , nella politica
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protezionistica del 1878 che, se pure aveva dato l’avvio al rilancio del
settore su scala nazionale, aveva finito col favorire le moderne indu-
strie del Settentrione . Declino che, conseguentemente, aveva portato
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alla chiusura di imprese, già floride e diffuse sul territorio, come la
«magnifica e grandiosa filanda a vapore» di Leonforte e le altre di Do-
menico Adamo e Agostino Burgarella a Trapani, del barone Arezzo di
Donnafugata a Ragusa, di Vincenzo Florio a Marsala; e, ancora, le fab-
briche dei F.lli Ruggeri e degli inglesi Giovanni Synder, Giovanni Coop,
Guglielmo Leaf e Giacomo Hall a Messina; la Tessoria di Ignazio Florio
e C. e quelle del ginevrino Giovanni Albrecht, dei F.lli Morvillo, di
5 Sulle vicende successive alla scomparsa del fondatore fino alla definitiva chiusura
del “Cotonificio Andrea Francesco Feo e C.” nel 1953, vedi ora F.P. Di Vita, Il Cotonificio
Feo: governance, finanziamento ed evoluzione di un’impresa familiare siciliana tra Otto e
Novecento, in G.M. D’Allura, R. Faraci (a cura di), Le imprese familiari. Governance, in-
ternazionalizzazione e innovazione, F. Angeli, Milano, 2018, pp. 156-166.
6 G. Barbera Cardillo, Messina dall’Unità all’alba del Novecento. Economia e società,
Librairie Droz, Genève, 1981, pp. 153-154.
7 Cfr. V. Cordaro Clarenza, Osservazioni sopra la storia di Catania cavata dalla storia
generale di Sicilia, tomo IV, Riggio, Catania, 1834, pp. 152 e 173-174; F. Rapisardi,
Notizie statistiche sulla provincia di Catania, Martinez, Catania, 1881, p. 39; S. De Luca
Carnazza, Sulle condizioni economiche della provincia di Catania, Galatola, Catania,
1881, p. 42.
8 Cfr. V. Cordaro Clarenza, Osservazioni sopra la storia di Catania cit., tomo IV, p.
174; V. Ellena, Notizie statistiche sopra alcune industrie, Tipografia Eredi Botta, Roma,
1878, p. 68.
9 Ma anche della Campania, la sola regione del Mezzogiorno che, soprattutto con la
provincia di Salerno, poteva contare su un notevole e affermato comparto industriale
risalente all’età borbonica. Cfr. F. Borghi, L’industria del cotone all’Esposizione di Milano,
«Nuova Antologia», XVI, fasc. XX, vol. XXIX, 15 ottobre 1881, pp. 648-649; S. De Majo,
L’industria protetta. Lanifici e cotonifici in Campania nell’Ottocento, Athena, Napoli, 1989.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)