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340 Domenico Ventura
a centro di sbocco della produzione agricola della provincia (agrumi,
vini, liquirizia, frutta secca) e della raffinazione dello zolfo, stava inse-
guendo anche un progetto industriale che dai settori tradizionali, or-
ganizzati per lo più su base artigianale (lavorazione del legno, abbiglia-
mento e pelletterie, prodotti alimentari) e in crescita e/o consolida-
mento rispetto al recente passato , si allargava sempre più a quelli
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moderni. Sorgevano, pertanto, numerosi stabilimenti (produzione zol-
fifera, attività molitoria, meccanica) che andavano localizzandosi nelle
adiacenze della stazione e del porto, lungo la nuova strada per Ognina
(oggi via Messina). Una densa presenza che faceva dire a viaggiatori e
acuti osservatori, come il console germanico a Messina, che «da per
tutto [erano] i primordi d’uno sviluppo progressivo; laboratorii, magaz-
zini, manifatture, fabbriche industriali; da per tutto i sicuri indizi d’un
ardore fervido e giudizioso, che tende ad alti scopi ed ha fiducia che a
questa città sia riserbato un grande avvenire» .
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Come si vede dalla tabella seguente, seppure la città desse a prima
vista l’impressione di una moderna società industriale, il suo tessuto
produttivo, tranne il caso della Manifattura Tabacchi , non conosceva
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ancora l’organizzazione della grande fabbrica, né, tanto meno, la pre-
senza di una massa proletaria. Quanto poi al settore tessile, della pre-
stigiosa produzione di seta sopravvivevano ormai appena tre “fabbri-
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che” o, più propriamente, “botteghe” per la torcitura della seta che in
tutto contavano quindici addetti. Né migliore era la situazione del
ramo cotoniero. Appena un trentennio prima, secondo il rapporto della
locale Camera di Commercio (18 aprile 1861), era ancora piuttosto
sviluppato e di «massimo pregio», con una produzione concentrata in
quattro fabbriche che occupavano un «numero significantissimo di in-
dividui d’ogni età» , mentre in seguito, sulla base dei dati dell’inchie-
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sta industriale del nuovo regno, consisteva in 27 “stabilimenti” di sola
tessitura per un totale di 180 telai a mano e 309 addetti . Adesso esso
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sopravviveva solo grazie a imprenditori svizzeri ed era ridotto ormai ad
appena un opificio per la sgranellatura del cotone di proprietà di
33 R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia cit., p. 394.
34 A. Schneegans, La Sicilia nella natura, nella storia, nella vita, Barbera, Firenze,
1890, p. 226. Vedi anche E. De Amicis, Ricordi d’un viaggio in Sicilia [1908], Alpe Sicula,
Catania, 1968, p. 52.
35 Cfr. B. Gentile Cusa, Piano regolatore cit., pp. 157-158.
36 Cfr. V. Cordaro Clarenza, Osservazioni sopra la storia di Catania cit., tomo IV, pp.
170-173; S. De Luca Carnazza, Sulle condizioni economiche cit., pp. 39-40; F. Rapisardi,
Notizie statistiche cit., p. 40.
37 R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia cit., p. 394.
38 V. Ellena, Notizie sopra alcune industrie cit., p. 68; O. Cancila, Storia dell’industria
cit., p. 137.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVII - Agosto 2020
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)