Page 128 - 2
P. 128

596                                                        Matteo Giuli



              Si trattava, in sostanza, del connubio tra la tradizionale concezione
           poliziesca  dello  Stato,  la  cui  essenza  veniva  fatta  consistere  «nel
           numero e nella ricchezza del popolo», e il significato sempre attuale
           dell’antico apologo sulla «proporzione di membra», per cui «le braccia e
           le gambe», qualora fossero state «deboli et inferme», non avrebbero
                                                                  10
           potuto sostenere a lungo un «corpo prospero e robusto» . La conser-
           vazione politica di Lucca veniva così accomunata alla fisiologia umana:
           con  una  «plebe  […]  poco  numerosa  e  povera»,  ben  difficilmente  la
           nobiltà  sarebbe  stata  abbastanza  «ricca  e  copiosa»  da  garantire  «il
                                                           11
           decoro, la securezza e l’essenza» della Repubblica ; come si vede, l’or-
           ganizzazione interna del mercato annonario non rappresentava appena
           una preoccupazione particolare, di tipo cetuale, ma era un problema
           più ampio e strutturale, che coinvolgeva le sorti generali dello Stato
           lucchese e della sua libertas.



           Il caso lucchese tra peculiarità e rappresentatività

              La città di Lucca era la capitale di uno Stato definito «sterile» di grani
                                   12
           e di «altri simili vittuali» . Il suo territorio, composto di una pianura
           ridotta, «e questa in parte paludosa e in parte soggetta alle inondazioni,
           di colline calcaree o selciose, e di montagne altissime e dirupate», lo
                                                     13
           rendeva «poco adatto alla coltura de’cereali» . In base alle stime su cui
           per tutta l’Età Moderna il governo lucchese basò la propria politica
           annonaria, la produzione cerealicola locale non era affatto in grado di
           soddisfare le esigenze alimentari interne, che in condizioni normali
           restavano scoperte almeno per la metà dell’anno, o addirittura per due
                                                       14
           terzi secondo le valutazioni più pessimistiche . Si tratta di calcoli che
           all’occorrenza potevano persino essere gonfiati e abilmente sfruttati per
           determinate ragioni politiche – ad esempio quando Lucca doveva giu-
           stificare il proprio diniego rispetto alle sovvenzioni richieste da parte
           imperiale, come accadde a più riprese durante la Guerra di successione






              10  Asl, Consiglio Generale, n. 532, pp. 45-64.
              11  Ibidem.
              12  Asl, Offizio sopra la Giurisdizione, n. 53, III, cc. 130r-184v.
              13  Cfr. A. Mazzarosa, Osservazioni sopra l’annona lucchese, in Atti della Reale Acca-
           demia Lucchese di scienze, lettere ed arti, III, Tipografia Bertini, Lucca, 1827, pp. 37-61.
              14  Asl, Consiglio Generale, n. 399, p. 129: vi si definisce Lucca come «un Paese dove
           la raccolta del grano non è sufficiente al consumo per due terzi dell’anno»; n. 400, pp.
           177-181, 300-302: vi si evidenzia che «la Repubblica, in riguardo alla scarsezza de’proprij
           raccolti per l’angustia del Paese, per la maggior parte sterile e montuoso, non ha grani
           sufficienti che per la metà dell’anno».



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   123   124   125   126   127   128   129   130   131   132   133