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596 Matteo Giuli
Si trattava, in sostanza, del connubio tra la tradizionale concezione
poliziesca dello Stato, la cui essenza veniva fatta consistere «nel
numero e nella ricchezza del popolo», e il significato sempre attuale
dell’antico apologo sulla «proporzione di membra», per cui «le braccia e
le gambe», qualora fossero state «deboli et inferme», non avrebbero
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potuto sostenere a lungo un «corpo prospero e robusto» . La conser-
vazione politica di Lucca veniva così accomunata alla fisiologia umana:
con una «plebe […] poco numerosa e povera», ben difficilmente la
nobiltà sarebbe stata abbastanza «ricca e copiosa» da garantire «il
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decoro, la securezza e l’essenza» della Repubblica ; come si vede, l’or-
ganizzazione interna del mercato annonario non rappresentava appena
una preoccupazione particolare, di tipo cetuale, ma era un problema
più ampio e strutturale, che coinvolgeva le sorti generali dello Stato
lucchese e della sua libertas.
Il caso lucchese tra peculiarità e rappresentatività
La città di Lucca era la capitale di uno Stato definito «sterile» di grani
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e di «altri simili vittuali» . Il suo territorio, composto di una pianura
ridotta, «e questa in parte paludosa e in parte soggetta alle inondazioni,
di colline calcaree o selciose, e di montagne altissime e dirupate», lo
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rendeva «poco adatto alla coltura de’cereali» . In base alle stime su cui
per tutta l’Età Moderna il governo lucchese basò la propria politica
annonaria, la produzione cerealicola locale non era affatto in grado di
soddisfare le esigenze alimentari interne, che in condizioni normali
restavano scoperte almeno per la metà dell’anno, o addirittura per due
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terzi secondo le valutazioni più pessimistiche . Si tratta di calcoli che
all’occorrenza potevano persino essere gonfiati e abilmente sfruttati per
determinate ragioni politiche – ad esempio quando Lucca doveva giu-
stificare il proprio diniego rispetto alle sovvenzioni richieste da parte
imperiale, come accadde a più riprese durante la Guerra di successione
10 Asl, Consiglio Generale, n. 532, pp. 45-64.
11 Ibidem.
12 Asl, Offizio sopra la Giurisdizione, n. 53, III, cc. 130r-184v.
13 Cfr. A. Mazzarosa, Osservazioni sopra l’annona lucchese, in Atti della Reale Acca-
demia Lucchese di scienze, lettere ed arti, III, Tipografia Bertini, Lucca, 1827, pp. 37-61.
14 Asl, Consiglio Generale, n. 399, p. 129: vi si definisce Lucca come «un Paese dove
la raccolta del grano non è sufficiente al consumo per due terzi dell’anno»; n. 400, pp.
177-181, 300-302: vi si evidenzia che «la Repubblica, in riguardo alla scarsezza de’proprij
raccolti per l’angustia del Paese, per la maggior parte sterile e montuoso, non ha grani
sufficienti che per la metà dell’anno».
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017 n.41
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)