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           mentare  e  garantire  di  conseguenza  la  conservazione  della  quiete
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           sociale .
              L’incessante produzione legislativa alla base dell’annona lucchese,
           così come accadeva nelle altre realtà politiche di Antico Regime, si
           dispiegava  allora  secondo  una  prospettiva  accentratrice  (o  meglio,
           «urbanocentrica»), orientata a favorire la «gola» della città (ovvero i con-
                                                                             28
           sumatori) a scapito degli interessi del contado (cioè dei produttori) .
           La volontà progettuale – nemmeno troppo nascosta – era quella di
           gerarchizzare il territorio della Repubblica, costruendolo attorno alla
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           città di Lucca e all’esigenza di conservarla «grassa et abbondante» .
              Quest’ultimo aggettivo – «abbondante» – è da prendere alla lettera,
           come dimostra anche il nome attribuito alla più importante istituzione
           annonaria dello Stato, l’Offizio sopra l’Abbondanza, creato nel 1473
           con l’incarico di provvedere «la città di stara cento mila per il meno di




              27  D’altra parte, «il mercato era percepito all’epoca come un rischio, che da un lato
           coinvolgeva probabilmente il mercante, dall’altro sicuramente il compratore»: cfr. M. Fou-
           cault, Nascita della biopolitica cit., p. 38; si vedano anche J.-Y. Grenier, L’économie d’An-
           cien Régime. Un monde de l’échange et de l’incertitude, Albin Michel, Paris, 1996, pp.
           417-489, e L. Fontaine, L’économie morale. Pauvreté, crédit et confiance dans l’Europe
           préindustrielle, Gallimard, Paris, 2008, pp. 255-307. Sull’importanza della costruzione
           di rapporti di fiducia per il funzionamento delle economie di Antico Regime, si rinvia a
           W. Panciera, Fiducia e affari cit., pp. 71-89 e N. Rolla, La piazza e il palazzo. I mercati e
           il vicariato di Torino nel Settecento, Pisa University Press, Pisa, 2010, pp. 78-89, 145-
           154; a tal proposito, Paolo Prodi ha definito la bona fides come «anima del commercio»,
           per cui «la violazione delle regole commerciali non è riconducibile tanto a discorsi di dot-
           trina giuridica quanto al comportamento etico fondamentale della fiducia come osser-
           vanza dei patti»: cfr. P. Prodi, Settimo non rubare cit., pp. 119-123.
              28  Sulla preminenza attribuita alla città e ai consumatori da parte delle politiche
           annonarie di Antico Regime – fino alle critiche settecentesche dei fisiocratici – si vedano
           E.P. Thompson, Società patrizia, cultura plebea cit., pp. 64-65, 90-91, M. Foucault, Sicu-
           rezza, territorio, popolazione cit., pp. 33-35, 241-249, e L. Fontaine, L’économie morale
           cit., pp. 263-266. Per le sue diramazioni in area italiana: J. Revel, Les privilèges d’une
           capitale: l’approvisionnement de Rome à l’époque moderne, «Mélanges de l’École française
           de Rome», n. 87 (1975), pp. 461-493; A. Guenzi, La tutela del consumatore nell’antico
           regime. I «vittuali di prima necessità» a Bologna, in P. Prodi (a cura di), Disciplina del-
           l’anima, disciplina del corpo e disciplina della società tra medioevo ed età moderna, il
           Mulino, Bologna, 1994, pp. 733-756; I. Fazio, «Sterilissima di frumenti». L’annona della
           città di Messina in età moderna (XV-XIX secolo), Lussografica, Caltanissetta, 2005, pp.
           31-39, 97-101; M. Knapton, Le campagne trevigiane: i frutti di una ricerca, «Società e sto-
           ria», n. 130 (2010), pp. 771-800. Per una comparazione su scala europea: S.L. Kaplan,
           Les ventres de Paris cit., pp. 15-98; P. Piasenza, Polizia e città. Strategie d’ordine, conflitti
           e rivolte a Parigi tra Sei e Settecento, il Mulino, Bologna, 1990, pp. 101-155; H.L. Root,
                                                           e
           Politiques frumentaires et violence collective en Europe au XVIII siècle, «Annales HSS», a.
           45, n. 1 (1990), pp. 167-189. Di «gola» della città si parla in M. Montanari, La fame e
           l’abbondanza. Storia dell’alimentazione in Europa, Laterza, Roma-Bari, 1993, pp. 67-71.
              29  Il virgolettato è ripreso da M. Brogi, Tra abbondanza e carestia. Per una storia del-
           l’alimentazione lucchese dal Medioevo al XIX secolo, Istituto Storico Lucchese, Lucca,
           1995, pp. 35-45.



           Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017    n.41
           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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