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Ruolo e implicazioni della politica annonaria a Lucca in età moderna 597
spagnola 15 – e che tuttavia, in assenza di riscontri più precisi, sono da
considerare tutto sommato verosimili.
D’altro canto, l’area rurale delle Sei Miglia, cioè la parte del contado
lucchese immediatamente a ridosso della città, proprio per la «scarsità
di terreni et abbondanza d’huomini» fu sottoposta fin dal Medioevo ad
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un regime di sfruttamento agricolo piuttosto intenso . Era un’area
caratterizzata dalla presenza di una proprietà fondiaria concentrata e
al contempo frammentata (in larga misura nelle mani dell’aristocrazia
urbana, laica ed ecclesiastica), al cui interno prevalevano campi di
ridotte dimensioni, destinati soprattutto alla cerealicoltura e gestiti in
regime di piccola conduzione familiare-patriarcale, secondo quella che
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era una caratteristica di buona parte della società rurale dell’epoca .
In linea di massima, le proprietà più decentrate venivano dirette tra-
mite lo strumento del livello in terza-quarta generazione o addirittura
in perpetuo, mentre le terre migliori, più vicine alla città e organizzate
in fattorie, erano affidate a salani (locatari rurali) con contratti ricchi
di elementi parziari, basati sull’affitto in generi a canone fisso e/o
misto; l’elemento principale di tali contratti era il grano, spesso affian-
cato da altri prodotti, come vino, olio, frutta, legna, foglia di gelso e/o
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farina di castagne .
Considerando tutto questo contesto geografico e produttivo, tra le
file del governo lucchese si riteneva che solo un meccanismo di distri-
buzione alimentare attentamente controllato dalla capitale potesse per-
mettere alla Repubblica di evitare il pericolo della carestia e lo scoppio
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di una «qualche sollevazione o sedizione di popolo» . Era una convin-
zione che poggiava sui tradizionali principî dell’economia morale e del
15 Asl, Consiglio Generale, n. 400, pp. 177-181, 300-302.
16 «Dal 700 d.C., data in cui iniziano le testimonianze scritte, l’area della piana di
Lucca e delle colline circostanti è caratterizzata da un intenso sfruttamento agricolo [...],
strutturata dal mercato urbano, ed abitata da una popolazione relativamente densa,
organizzata in un reticolo di insediamenti molto dispersi»: cfr. C. Wickham, Comunità e
clientele nella Toscana del XII secolo. Le origini del comune rurale nella Piana di Lucca,
Viella, Roma, 1995, p. 57. Su questa situazione, evidenziata peraltro da buona parte
della letteratura odeporica dell’epoca, si vedano anche R. Mazzei, La società lucchese del
Seicento, Pacini Fazzi, Lucca, 1977, pp. 119-124, e M. Giuli, Il governo di ogni giorno.
L’amministrazione quotidiana in uno Stato di Antico Regime (Lucca, XVII-XVIII secolo),
École française de Rome, Roma, 2012, pp. 346-348.
17 Cfr. G. Giorgetti, Contadini e proprietari nell’Italia moderna. Rapporti di produzione
e contratti agrari dal secolo XVI a oggi, Einaudi, Torino, 1974, pp. 138-140; M. Barbagli,
Sotto lo stesso tetto. Mutamenti della famiglia italiana dal XV al XX secolo, il Mulino, Bolo-
gna, 1984, pp. 203-215.
18 Cfr. M. Berengo, Nobili e mercanti nella Lucca del Cinquecento, Einaudi, Torino,
1965, pp. 301-309; R. Sabbatini, I Guinigi tra ‘500 e ‘600. Il fallimento mercantile e il rifu-
gio nei campi, Pacini Fazzi, Lucca, 1979, pp. 97-98, 128-136.
19 Asl, Offizio sopra la Giurisdizione, n. 53, III, cc. 130r-184v.
n.41 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XIV - Dicembre 2017
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)